MATTINO - PRIMO POMERIGGIO
PROGRAMMA NAZIONALE
6,30 BOLLETTINO PER I NAVIGANTI
6,35 MUSICA STOP (1a parte)
7,10 ALMANACCO
7,15 MUSICA STOP (2a parte)
Per il Friuli - Venezia Giulia
7,15 - 7,30 IL GAZZETTINO DEL FRIULI - VENEZIA GIULIA
7,50 PARI E DISPARI
8,00 GIORNALE RADIO - SETTE ARTI - SUI GIORNALI DI STAMANE, rassegna della stampa italiana
8,30 LE CANZONI DEL MATTINO
Cantano Don Backy, Dalida, Luciano Tajoli, Ornella Vanoni, Corrado Lojacono, Anna Identici, Fred Bongusto, Anna Marchetti, Gene Pitney
(Palmolive)
9,00 AURELIO CANTONE: DIETETICA PER TUTTI
9,07 MUSICA PER ARCHI
(Pavesi Biscottini di Novara)
9,30 SANTA MESSA
cantata in rito romano in collegamento con la Radio Vaticana
10,15 COLONNA MUSICALE
Musiche di Yradier, Rodgers, Grieg, Bonfa, Hadijdakis, Kreisler, Dinicu, Chopin, Strauss, Saint-Saens e Ciaikowsky
11,00 TRITTICO
(Henkel Italiana)
11,23 UGO SCIASCIA: LA FAMIGLIA
11,30 PROFILI DI ARTISTI LIRICI
Baritono Dietrich Fischer Dieskau
12,00 CONTRAPPUNTO
Per il Friuli - Venezia Giulia
12,00 I PROGRAMMI DEL POMERIGGIO - PICCOLI COMPLESSI DELLA REGIONE
Gli Angeli
12,15 ASTERISCO MUSICALE
12,25 TERZA PAGINA
Cronache delle arti, lettere e spettacolo
a cura della redazione del Giornale Radio
12,40 - 13,00 IL GAZZETTINO DEL FRIULI - VENEZIA GIULIA
12,50 LA DONNA, OGGI
Anna Maria Mori: La moda
12,55 ZIG-ZAG
13,00 GIORNALE RADIO
13,15 PUNTO E VIRGOLA
13,25 CARILLON
(Manetti e Roberts)
13,28 ORCHESTRA CANTA
Esecutori vari
(Società Grey)
14,00 TRASMISSIONI REGIONALI
14,40 ZIBALDONE ITALIANO (I parte)
Cantano il Quartetto Cetra, Roberto Murolo, Peppino Di Capri, Tony Del Monaco e Carmen Villani.
Suona il pianoforte di Pino Calvi con la sua orchestra.
Per il Friuli - Venezia Giulia
13,15 NOI SIAMO I TRE RE
Canti popolari di Capodanno e dell'Epifania
Cantori di S. Antonio Vecchio diretti da Don Giuseppe Radole
13,25 CAVALLO A DONDOLO
Musiche per i piccoli
13,35 FRA TAVOLA E BOCA MAI GUERA NO TOCA
Divagazioni sull'arte della cucina nella regione Giulia
di Lina Galli
Realizzazione di Ruggero Winter
14,00 PIERINO E IL LUPO
Fiaba musicale per voce recitante e orchestra di Sergej Prokofiev
Voce recitante: Pietro Biondi
Orchestra del Civico Liceo Musicale Jacopo Tomadini di Udine
diretta da Aladar Janes
(Registrazione effettuata il 18 /3/1964 dalla Sala Ajace di Udine)
14,25 SCRITTORI DELLA REGIONE
Elogio del sonno di Maria Cavazzuti
14,35 - 15,00 CANZONI TRIESTINE
Orchestra diretta da Guido Cergoli
Coro diretto da Lucio Gagliardi
SECONDO PROGRAMMA
6,30 COLONNA MUSICALE
Nell'intervallo (ore 7,15):
L'HOBBY DEL GIORNO
7,30 NOTIZIE DEL GIORNALE RADIO
7,35 INTERVALLO MUSICALE
7,45 BILIARDINO A TEMPO DI MUSICA
8,15 BUON VIAGGIO
8,20 PARI E DISPARI
8,30 GIORNALE RADIO
8,40 GIULIETTA MASINA vi invita ad ascoltare con lei i programmi dalle 8,40 alle 12,20
8,45 SIGNORI L'ORCHESTRA
(Chlorodont)
9,05 GIULIA FOSCARINI: IL VOSTRO WEEK-END
9,12 ROMANTICA
(Società Grey)
9,30 NOTIZIE DEL GIORNALE RADIO
9,35 ALBUM MUSICALE
(Stabilimenti Farmaceutici Giuliani)
10,00 JAZZ PANORAMA
(Invernizzi)
10,15 I CINQUE CONTINENTI
(Ditta Ruggero Benelli)
10,30 NOTIZIE DEL GIORNALE RADIO
10,35 LUI E LEI
Profili musicali di Nelli e Vinti
Presenta Daniele Piombi
(Omo)
11,25 RADIOTELEFORTUNA 1967
11,30 NOTIZIE DEL GIORNALE RADIO
11,35 VALERIO VOLPINI: ITALIA MINORE
11,42 LE CANZONI DEGLI ANNI '60
(Doppio Brodo Star)
Per la Sardegna
12,05 CANZONI IN VOGA
12,20 TRASMISSIONI REGIONALI
13,00 Lelio Luttazzi presenta
HIT PARADE
(Coca-Cola)
13,30 GIORNALE RADIO
13,45 TELEOBIETTIVO
(Simmenthal)
13,50 UN MOTIVO AL GIORNO
(Camay)
13,55 FINALINO
(Caffè Lavazza)
14,00 SCALA REALE
a cura di Silvio Gigli
14,05 JUKE-BOX
14,45 PER GLI AMICI DEL DISCO
(RCA Victor Italiana)
RETE TRE
Per la Campania
7,00 - 8,00 GOOD MORNING FROM NAPLES
Trasmissione in lingua inglese per il personale della NATO
Today:
7,00 - 7,10 INTERNATIONAL AND SPORT NEWS
7,10- 8,00 MUSIC BY REQUEST - NAPLES DAILY OCCURRENCES - ITALIAN CUSTOMS, TRADITIONS AND MONUMENTS - TRAVEL ITINERARIES AND TRIP SUGGESTION
Per la Sicilia
7,15 IL GAZZETTINO DI SICILIA, prima edizione
Per Abruzzo e Molise
7,30 - 7,50 VECCHIE E NUOVE MUSICHE
Programma in dischi a richiesta degli ascoltatori abruzzesi e molisani
9,30 MUSICA SACRA
Brani di Anonimo e Haendel
10,00 MUSICHE ROMANTICHE
Brani di Beethoven e Berlioz
10,55 CANTATE SACRE
Musiche di Johann Sebastian Bach
11,20 COMPOSITORI ITALIANI
Musiche di Virgilio Mortari
12,10 MUSICHE DI SCENA DI ARTHUR HONEGGER
12,55 UN'ORA CON ANTON DVORAK
13,55 CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto di Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci (da Giovanni Verga)
Musica di Pietro Mascagni
Con Carlo Bergonzi, Fiorenza Cossotto, Giangiacomo Guelfi, Adriana Martino, Maria Grazia Allegri.
Direttore Herbert Von Karajan
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
Maestro del Coro: Roberto Benaglio
(Edizione discografica Deutsche Grammophon Gesellschaft)
MONTECENERI - SVIZZERA
13,20 ORCHESTRA RADIOSA
13,50 TRASMISSIONE PER I BAMBINI
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Altra voce storica di RadioRAI, ma in grado di esprimersi al meglio anche in ambito teatrale, cinematografico e televisivo (non solo come semplice doppiatore), è quella dell'emiliano Romano Ghini. Di lui abbiamo trovato solo questa fotografia, molto più recente rispetto all'epoca che ci accingiamo a trattare in questo post diviso in due parti, ma possiamo certamente affermare che egli negli anni Sessanta faceva già parte del gruppo degli annunciatori di Radio Roma, impegnati non solo nelle letture delle notizie o delle conversazioni culturali, ma anche nella presentazione di trasmissioni di puro e semplice ascolto musicale.
...ed ora cominciamo ! ! !
La calza della Befana 1967 per i radioascoltatori italiani (e anche della Svizzera Italiana) è piena di doni interessanti, accattivanti, a volte destinati a diventare epocali... ma ci arriveremo a tempo debito.
Come sempre è la musica a farla da padrona, in tutte le proprie sfaccettature: non manca davvero alcunchè nei palinsesti di quella giornata. Si parte con l'opera lirica, protagonista dell'Album musicale in onda sul Secondo Programma (in contrapposizione con la diretta, in collegamento con la Radio Vaticana, della Santa Messa festiva che quel giorno non solo viene celebrata, ma anche cantata interamente in latino: l'obbligo post-conciliare del precetto in lingua entrerà definitivamente in vigore solo l'anno dopo... ancora c'è chi sceglie tra la liturgia romana tradizionale e quella in italiano, approvata nel 1965...): c'è un piatto veramente forte per appassionati e profani, ossia l'intero finale della Tosca di Giacomo Puccini nell'incomparabile incisione che il produttore inglese Walter Legge approntò nel 1953 al Teatro alla Scala di Milano, con Maria Callas nel ruolo della protagonista, Giuseppe Di Stefano nei panni di Mario Cavaradossi e la direzione orchestrale di Victor De Sàbata (il grandissimo concertatore, noto ai lettori dei rotocalchi anche come suocero dell'annunciatrice TV Marisa Borroni, per il quale proprio il 1967 sarà l'anno dell'òmega).
Da una lunga scena finale a un'aria brevissima, tratta da Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea: dal secondo atto vi facciamo ascoltare L'anima ho stanca, cinque versi intonati dal Conte Maurizio di Sassonia, innamorato della protagonista, al cospetto della Principessa di Boullon, la quale ha invece delle mire particolari verso di lui. Tenore Carlo Bergonzi: Gianandrea Gavazzeni dirige l'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma, istituzione con la quale da molti anni collabora la grande casa discografica britannica Decca.
Anche il Programma Nazionale non è da meno e dedica una personale al baritono tedesco Dietrich Fischer-Dieskau, il quale da poco si è finalmente accostato all'opera italiana in lingua originale, dopo averla cantata più volte nella sua madrelingua in versioni ritmiche. Stanno per uscire due opere complete per la Decca, una Tosca incisa a Roma con la direzione di Lorin Maazel (in cui, ovviamente, egli interpreta Scàrpia) e il Don Carlos verdiano del centenario (la prima rappresentazione ebbe infatti luogo nel 1867 a Parigi), nel ruolo di Rodrigo e Georg Solti concertatore del complesso dell'Opera Reale d'Inghilterra di Covent Garden: esse seguono lo splendido Rigoletto, sempre di Giuseppe Verdi, che il cantante berlinese ebbe modo di incidere a Milano nel 1963 per la Deutsche Grammophon, con Rafael Kubelik sul podio dell'orchestra scaligera e che rimane forse la testimonianza più importante dell'artista in assoluto. Da essa non potevamo non trarre le due arie del baritono protagonista: la prima è Pari siamo e la si ascolta nel secondo quadro del primo atto, dopo l'incontro tra il buffone Rigoletto e il sicario Sparafucile.
L'altra aria, ancor più nota, ci porta nel Palazzo Ducale di Mantova, presso il quale è ambientato un tiratissimo secondo atto: Gilda, figlia di Rigoletto ma ritenuta amante di quest'ultimo dai cortigiani, viene da essi rapita e condotta dal Duca, che in precedenza si era presentato a lei spacciandosi per studente e facendo innamorare la ragazzina di lui. Rigoletto, che aveva pensato che vittima del rapimento fosse la Contessa di Ceprano, ora scopre la verità e si sfoga così:
Abbandoniamo per un po' la lirica (ci sarà un altro ampio spazio che ad essa dedicheremo più avanti) e concentriamoci su qualcosa che sta per debuttare, qualcosa che finirà con il diventare la trasmissione radiofonica più attesa della settimana assieme a Tutto il calcio minuto per minuto. Tutto incomincia alle tredici in punto, dopo i gazzettini regionali e il classico annuncio di ripristino dell'interconnessione:
"RAI - Radiotelevisione Italiana.
Stazioni del Secondo Programma.
Riprendiamo le trasmissioni di rete"
Pochi secondi di bianco, un annuncio pubblicitario che recita "Tutto va meglio con Coca-Cola" e poi... sigla ! ! !
Dopo una breve spiegazione andata in onda a mezzogiorno di Capodanno, la prima Hit Parade radiofonica italiana viene varata, con la discrezione tipica della RAI di allora. Semmai i clamori nascono dall'entusiasmo del pubblico più giovane: Luciano Rispoli, Maurizio Riganti e Vittorio Cravetto, funzionari preposti alla gestione dei programmi radiofonici sotto la guida di Leone Piccioni, hanno capito che i ragazzi hanno bisogno del loro mondo anche in casa, magari distesi e rilassati con il transistor acceso, per cui Bandiera gialla non basta più. In Italia si vendono milioni e milioni di 45 giri: perchè non sapere quali sono gli otto più acquistati ogni settimana dalle Alpi al Lilibèo ? La Doxa pensa a intervistare i rivenditori e poi a fornire i dati: ogni venerdì, al tocco, un musicista - intrattenitore di spessore come Lelio Luttazzi ne illustra gli esiti, concendendosi qualche intervento spiritoso scritto per lui da un suo carissimo amico, il giornalista Sergio Valentini, che non viene menzionato subito dal Radiocorriere, ma al quale dobbiamo espressioni ormai dimenticate, ma che gli over 45 ricordano con affetto, come la canzone regina e le damigelle d'onore che indicano le prime tre classificate della settimana. Tutto resterà immutato per circa 520 settimane (e questo può anche spiegare il radioregistratore, nel '67 ancora futuribile, seppur di poco, raffigurato nel video che avete appena guardato): cambierà solo il conduttore nell'anno in cui il compianto musicista triestino sarà implicato in una brutta storia (di cui abbiamo già parlato agli inizi del nostro blog, http://ilfocolare-radiotv.blogspot.it/2010/03/lunedi-15-marzo-1971-radio.html) e quindi gli subentreranno dapprima Renzo Arbore e poi, più a lungo, Giancarlo Guardabassi. Inoltre, nel 1974, Adriano Mazzoletti e Carlo Loffredo rimpiazzeranno Luttazzi ma solo episodicamente. Coordinatore del programma sarà sempre Enzo Lamioni, anche se le prime puntate sono dirette da Armando Adolgiso.
Con l'aiuto del Radiocorriere - TV del 15-21 gennaio 1967 (adesso l'intera raccolta si può consultare in rete: si temono bastonate ai nostri danni da parte di coloro per i quali carta canta e niente più... comunque http://www.radiocorriere.teche.rai.it/) siamo in grado di ricostruire definitivamente, 47 anni dopo, la prima classifica andata in onda per radio dalle 13,00 alle 13,30 di quella lontana Epifania.
L'inchiesta Doxa condotta durante le feste natalizie 1966 pone in ottava posizione Strangers in the night, cantata da Frank Sinatra:
Scala reale ha rialzato le quotazioni di un grosso successo dell'estate scorsa: al numero 7 c'è infatti Riderà, cantata da Little Tony.
La rivelazione straniera dell'anno appena concluso è un'inglesina alta, magra e... scalza: grazie alla produzione di Giorgio Calabrese, ella può contare anche su un ottimo repertorio in lingua italiana ed è proprio dell'illustre paroliere ligure il testo italiano di Tomorrow, che diventa letteralmente Domani e che occupa il sesto posto. Ecco a voi Sandie Shaw ! ! !
Come Sandie Shaw, in gara per la squadra di Gianni Morandi, anche Gianni Pettenati sarà protagonista della finalissima di Scala reale, programmata per la serata, come rappresentante della compagine pro-Claudio Villa. E' proprio il coltissimo cantante piacentino a figurare al quinto posto con Bandiera gialla:
Ci avviciniamo all'Olimpo di questa primissima Hit Parade: andiamo così a scoprire la canzone numero 4 che è E' la pioggia che va, eseguita dai Rokes.
Giungiamo al terzo posto e vi troviamo un brano che non può essere trasmesso dalla RAI in versione discografica per assurdi motivi di censura politica: essa viene annunciata, ma si preferisce mandare in onda il lato B, comunque non meno valido. Diciamo quindi che, se ufficialmente la canzone numero 3 è C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, in realtà va in onda Se perdo anche te, versione italiana di Solitary man di Neil Diamond. Canta, naturalmente, Gianni Morandi (il quale quel giorno ha ben altro a cui pensare... ne parleremo nella seconda parte della nostra cavalcata...):
L'altra damigella d'onore è una versione più moderna della classicheggiante e struggente musica composta da Maurice Jarre per il film che David Lean ha ricavato dalla novella di Boris Pasternak, narratore dissidente sovietico, Il Dottor Zivago. Ne esistono sul mercato decine di edizioni, anche vocali (in inglese con il titolo Somewhere, my love e in italiano come Dove non so, su testo ancora di Giorgio Calabrese, per le voci di Rita Pavone e Orietta Berti), ma da noi va per la maggiore l'incisione arrangiata e diretta da Augusto Martelli con lo pseudònimo inglese di Bob Mitchell:
E' giunto alfine il momento di proclamare la prima canzone regina di quella che sarà la storia decennale di Hit Parade gestione Doxa-Luttazzi: è Bang bang, cantata da Dalida.
Il Giornale Radio annuncia che sta nevicando in gran parte d'Italia, comprese le zone più alte della Capitale, mentre a Genova la giornata è assai gradevole e a Milano il cielo terso è accompagnato da basse temperature.
Questa del 1967 può essere definita la Befana del radioascoltatore melòmane: per il dopopranzo la Rete Tre (che in aprile si fonderà con il Terzo Programma) ha in serbo una novità discografica di quelle succulente: la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni incisa all'inizio dell'autunno del 1965 da Herbert Von Karajan a Milano con i complessi del Teatro alla Scala e un ottimo cast, del quale diremo tra breve. Prima, però, ci preme sottolineare, facendo un balzo nel nostro presente, come in Italia sia stato fatto tanto nel 2013 per Giuseppe Verdi e un bel nulla per Pietro Mascagni, il cui centocinquantenario di nascita è stato completamente ignorato per ragioni che ci sfuggono. Possiamo ipotizzare la mancanza di fondi adeguati; la seria ignoranza in materia di chi occupa le poltrone solitamente determinanti per eventi simili; un certo snobismo di quell'altrettanto certa intelligencija che non ci va a genio per quel razzismo culturale che l'ha sempre contraddistinta (Mascagni era amico di Mussolini e aveva aderito con entusiasmo al Fascismo negli anni della maturità, ma questo non dovrebbe scalfire il rispetto per il musicista). Qualunque sia il motivo, pur essendo già nell'anno solare 2014, è appena passato un mese dalla ricorrenza (il compositore labronico era nato il 7 dicembre 1863), per cui crediamo che la lacuna si possa colmare, magari estendendola anche ai 70 anni dalla morte che cadranno nell'estate del 2015. Ad ogni modo, approfittando della trasmissione radiofonica della Cavalleria rusticana che andò in onda il 6 gennaio 1967 e pur consapevoli di essere "voces clamantium in deserto", ci proviamo intanto noi in questa sede.
Questa del 1967 può essere definita la Befana del radioascoltatore melòmane: per il dopopranzo la Rete Tre (che in aprile si fonderà con il Terzo Programma) ha in serbo una novità discografica di quelle succulente: la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni incisa all'inizio dell'autunno del 1965 da Herbert Von Karajan a Milano con i complessi del Teatro alla Scala e un ottimo cast, del quale diremo tra breve. Prima, però, ci preme sottolineare, facendo un balzo nel nostro presente, come in Italia sia stato fatto tanto nel 2013 per Giuseppe Verdi e un bel nulla per Pietro Mascagni, il cui centocinquantenario di nascita è stato completamente ignorato per ragioni che ci sfuggono. Possiamo ipotizzare la mancanza di fondi adeguati; la seria ignoranza in materia di chi occupa le poltrone solitamente determinanti per eventi simili; un certo snobismo di quell'altrettanto certa intelligencija che non ci va a genio per quel razzismo culturale che l'ha sempre contraddistinta (Mascagni era amico di Mussolini e aveva aderito con entusiasmo al Fascismo negli anni della maturità, ma questo non dovrebbe scalfire il rispetto per il musicista). Qualunque sia il motivo, pur essendo già nell'anno solare 2014, è appena passato un mese dalla ricorrenza (il compositore labronico era nato il 7 dicembre 1863), per cui crediamo che la lacuna si possa colmare, magari estendendola anche ai 70 anni dalla morte che cadranno nell'estate del 2015. Ad ogni modo, approfittando della trasmissione radiofonica della Cavalleria rusticana che andò in onda il 6 gennaio 1967 e pur consapevoli di essere "voces clamantium in deserto", ci proviamo intanto noi in questa sede.
Cavalleria rusticana, o della Sicilia di Verga in salsa toscana: ecco come potremmo definire l'opera lirica di esordio del ventisettenne Pietro Mascagni, vincitore del concorso per atti unici in musica bandito dalla Casa Editrice Sonzogno nel 1890 e quindi applaudito protagonista della serata del 17 maggio di quell'anno al Teatro Costanzi di Roma (l'odierno Teatro dell'Opera della Capitale). Prendendo spunto dalla novella di Giovanni Verga, i librettisti Guido Menasci e Giovanni Targioni Tozzetti, ragazzi livornesi anch'essi, vestirono di parole la splendida musica del loro amico Pietro: prepararono una metrica di prova per la Siciliana di Compare Turiddu (che all'estero per molto tempo hanno scambiato quale traduzione letterale) e la affidarono a qualcuno di comprovata origine isolana per renderla al meglio sotto il profilo lessicale; pescarono dal folklore toscano per far cantare a Lola un breve stornello; fecero scomparire rispetto alla novella verghiana originale - a propria volta anche adattata per il teatro di prosa - certi personaggi troppo "siciliani" anche per snellire il tutto in base alle esigenze del concorso, eliminarono alcuni cognomi (rispetto al racconto, Turiddu si presenta come tale e non come Turiddu Macca) e resero anonima la donna che nel finale urla la fatidica frase "Hanno ammazzato Compare Turiddu !", che Verga aveva chiamato Pippuzza. Infine, la località in cui si svolge l'azione non venne precisata in questo libretto, ma ben si sa che si tratta di Vizzini, a Sud-Ovest di Catania, quasi al confine con il territorio di Siracusa.
Dicevamo del cast di questo disco praticamente appena uscito: sotto la bacchetta di Von Karajan troviamo cinque voci tutte italiane. Turiddu è il tenore emiliano Carlo Bergonzi; Santuzza è qui un mezzosoprano, la piemontese Fiorenza Cossotto; Alfio è il baritono romano Giangiacomo Guelfi; Lola è il mezzosoprano napoletano (anche se friulano di nascita) Adriana Martino (sorella maggiore della più nota cantante di musica leggera Miranda); Mamma Lucia è infine Maria Grazia Allegri. Da questi dischi è stata subito ricavata una produzione teatrale diretta da Giorgio Strehler e proprio nel 1967 sarà girato un film diretto dallo stesso Herbert Von Karajan (ma firmato da un certo Alke Falk), con due varianti nel cast: Turiddu sarà il giovane tenore veneto Gianfranco Cècchele al posto di Carlo Bergonzi, mentre Anna Di Stasio subentrerà a Maria Grazia Allegri nel ruolo di Mamma Lucia.
Sono tutti d'accordo nel ritenere la Cavalleria di Karajan la più bella incisione discografica mai realizzata del capolavoro mascagnano: quando, nei secondi anni '90, sarà ripubblicata in CD dalla Deutsche Grammophon nella collana economica The Originals, il critico tedesco Bernhard Uske scriverà un interessante commento dedicato proprio all'approccio del grande maestro austriaco e dei suoi cantanti all'opera. Non essendo questa nota tradotta in italiano, ci proviamo noi, basandoci sulla versione inglese in quanto purtroppo non conosciamo quasi per nulla il tedesco:
"Quando in un'opera italiana si dice 'Mamma' anzichè 'Madre', ciò vuol dire che è suonata l'ora per i populisti tra direttori e cantanti. 'Cavalleria rusticana' è un primo esempio: c'è stata sempre la tendenza a interpretare con condiscendenza il 'verismo' di Pietro Mascagni. Di certo, il dramma è semplice nella struttura: Santuzza è gelosa perchè ha perduto il suo amante Turiddu, il quale ha ritrovato Lola, e Alfio, il marito di Lola, uccide il proprio rivale: per molti ciò è l'equivalente musicale di un dipinto a olio raffigurante una bellezza con occhi brillanti, ritrovato in un mercatino dell'usato. Tuttavia Herbert Von Karajan, pur se era ben noto nel 1965 quando incise 'Cavalleria rusticana' nel Teatro alla Scala di Milano tra il 29 settembre e il 5 ottobre, mai fu un 'populista' nella sua vita. Un artista che considera la musica come una sfida e una dimostrazione del proprio completo dominio di ogni sfaccettatura della propria arte non sarà soddisfatto di volgari pennellate e di colori esageratamente densi. Natualmente Karajan sapeva che il Verismo di Mascagni aveva una migliore tenuta e una minor profondità focale rispetto, per esempio, alle opere di Verdi. In questo modo qui non viene creato alcun tentativo di sviluppare un intricato lavoro di commedia 'da camera' o scatenare una tempesta atta a travolgere un'intera società verso un immenso abisso. La scena corale-orchestrale d'apertura è un quadro in cui i colori sono graziosamente disposti per presentare un panorama visto da una certa distanza, fornendo lo sfondo per i dialoghi tra Santuzza, tradita, e Lucia, madre di Turiddu, e più tardi tra Santuzza e il cornuto Alfio. La direzione orchestrale di Karajan mira a un'intensità duttile, ordinata, senza successione di suoni secchi e forti, un abbozzo strutturale pulito. Il Coro della Scala era ben noto a Karajan sin dai primissimi anni in cui egli era strettamente legato al teatro (e lo fu per un lungo periodo): qui è quasi come un altro personaggio del dramma e lo interpreta in un modo così sottile, come puro sfondo intento a creare l'atmosfera, come voce collettiva che sviluppa le situazioni drammatiche e come principale forza gestuale. Tutto, dalla tenerezza e umanità all'esuberante slancio, si manifesta all'interno delle proprie possibilità.
'Un cantante che interpreta bene Verdi certamente farà bella figura anche nei ruoli del Verismo. Tuttavia la tesi opposta è sbagliata' . Carlo Bergonzi sapeva di cosa stava parlando, naturalmente, e ciò è specialmente riferito alla propria interpretazione dell'amante infedele nella 'Cavalleria rusticana' . Il suo fenomenale controllo respiratorio era l'ideale per la concezione che Karajan aveva di Mascagni: i lunghi 'legati' e l'assenza di urla o della frenetica gestualità vocale atte a rovinare lo splendore, il fulgore dell'interpretazione. La voce di Bergonzi, perfettamente sostenuta dal diaframma, spingeva lo stesso tenore verso i più alti registri senza indurirsi in modo metallico, con lo stesso, uguale colore dal principio alla fine dell'estensione. Quando la voce in genere necessita di brillare, viene inondata di luce, non con il volume.
La Santuzza di Fiorenza Cossotto fu anch'essa definita in base alle esigenze di Karajan; questa donna ingannata non si porta appresso un fascio collerico e querulo di energie ma ha un'anima tanto sconvolta quanto oppressa. Il timbro vocale espressivo e caldo della Cossotto resta meravigliosamente immutato nella propria pienezza nei momenti di vario peso espressivo. La caratterizzazione vocale cambia in maniera scorrevole, senza rottura o sforzo, e le grandi esplosioni sono incantevoli così come i passaggi sanciti da completa introspezione. Maria Grazia Allegri (Lucia) e Adriana Martino (Lola) sono degne avversarie, entrambe nell'armonia vocale e anche nel fondamentale impulso ad esibirsi. In questo modo le voci femminili sono le espressioni di un grande, eloquente stimolo nel comunicare, pur ancora interiormente distinto e separato; quelle degli uomini sono invece più estroverse, più schiette mentre si esprimono in scena; l'Alfio di Giangiacomo Guelfi è insolitamente spontaneo, eppure non cade in urla tonanti. Il modello verista delle donne che soffrono interiormente e degli uomini che agiscono istintivamente è stato reso più fine sotto ogni punto di vista in questa esecuzione, creando il paradigma di un mondo sincero che può aver funzione di archètipo per quasi tutte le opere liriche".
"Quando in un'opera italiana si dice 'Mamma' anzichè 'Madre', ciò vuol dire che è suonata l'ora per i populisti tra direttori e cantanti. 'Cavalleria rusticana' è un primo esempio: c'è stata sempre la tendenza a interpretare con condiscendenza il 'verismo' di Pietro Mascagni. Di certo, il dramma è semplice nella struttura: Santuzza è gelosa perchè ha perduto il suo amante Turiddu, il quale ha ritrovato Lola, e Alfio, il marito di Lola, uccide il proprio rivale: per molti ciò è l'equivalente musicale di un dipinto a olio raffigurante una bellezza con occhi brillanti, ritrovato in un mercatino dell'usato. Tuttavia Herbert Von Karajan, pur se era ben noto nel 1965 quando incise 'Cavalleria rusticana' nel Teatro alla Scala di Milano tra il 29 settembre e il 5 ottobre, mai fu un 'populista' nella sua vita. Un artista che considera la musica come una sfida e una dimostrazione del proprio completo dominio di ogni sfaccettatura della propria arte non sarà soddisfatto di volgari pennellate e di colori esageratamente densi. Natualmente Karajan sapeva che il Verismo di Mascagni aveva una migliore tenuta e una minor profondità focale rispetto, per esempio, alle opere di Verdi. In questo modo qui non viene creato alcun tentativo di sviluppare un intricato lavoro di commedia 'da camera' o scatenare una tempesta atta a travolgere un'intera società verso un immenso abisso. La scena corale-orchestrale d'apertura è un quadro in cui i colori sono graziosamente disposti per presentare un panorama visto da una certa distanza, fornendo lo sfondo per i dialoghi tra Santuzza, tradita, e Lucia, madre di Turiddu, e più tardi tra Santuzza e il cornuto Alfio. La direzione orchestrale di Karajan mira a un'intensità duttile, ordinata, senza successione di suoni secchi e forti, un abbozzo strutturale pulito. Il Coro della Scala era ben noto a Karajan sin dai primissimi anni in cui egli era strettamente legato al teatro (e lo fu per un lungo periodo): qui è quasi come un altro personaggio del dramma e lo interpreta in un modo così sottile, come puro sfondo intento a creare l'atmosfera, come voce collettiva che sviluppa le situazioni drammatiche e come principale forza gestuale. Tutto, dalla tenerezza e umanità all'esuberante slancio, si manifesta all'interno delle proprie possibilità.
'Un cantante che interpreta bene Verdi certamente farà bella figura anche nei ruoli del Verismo. Tuttavia la tesi opposta è sbagliata' . Carlo Bergonzi sapeva di cosa stava parlando, naturalmente, e ciò è specialmente riferito alla propria interpretazione dell'amante infedele nella 'Cavalleria rusticana' . Il suo fenomenale controllo respiratorio era l'ideale per la concezione che Karajan aveva di Mascagni: i lunghi 'legati' e l'assenza di urla o della frenetica gestualità vocale atte a rovinare lo splendore, il fulgore dell'interpretazione. La voce di Bergonzi, perfettamente sostenuta dal diaframma, spingeva lo stesso tenore verso i più alti registri senza indurirsi in modo metallico, con lo stesso, uguale colore dal principio alla fine dell'estensione. Quando la voce in genere necessita di brillare, viene inondata di luce, non con il volume.
La Santuzza di Fiorenza Cossotto fu anch'essa definita in base alle esigenze di Karajan; questa donna ingannata non si porta appresso un fascio collerico e querulo di energie ma ha un'anima tanto sconvolta quanto oppressa. Il timbro vocale espressivo e caldo della Cossotto resta meravigliosamente immutato nella propria pienezza nei momenti di vario peso espressivo. La caratterizzazione vocale cambia in maniera scorrevole, senza rottura o sforzo, e le grandi esplosioni sono incantevoli così come i passaggi sanciti da completa introspezione. Maria Grazia Allegri (Lucia) e Adriana Martino (Lola) sono degne avversarie, entrambe nell'armonia vocale e anche nel fondamentale impulso ad esibirsi. In questo modo le voci femminili sono le espressioni di un grande, eloquente stimolo nel comunicare, pur ancora interiormente distinto e separato; quelle degli uomini sono invece più estroverse, più schiette mentre si esprimono in scena; l'Alfio di Giangiacomo Guelfi è insolitamente spontaneo, eppure non cade in urla tonanti. Il modello verista delle donne che soffrono interiormente e degli uomini che agiscono istintivamente è stato reso più fine sotto ogni punto di vista in questa esecuzione, creando il paradigma di un mondo sincero che può aver funzione di archètipo per quasi tutte le opere liriche".
L'opera è arcinota: tutti, bene o male, conoscono pagine divenute proverbiali proprio grazie alla popolarità del melodramma, come la Siciliana ("O Lola ch'hai di latti la cammisa"), la Sortita di Compar Alfio (con il coro ''O che bel mestiere fare il carrettiere...''), il racconto di Santuzza ("Voi lo sapete, o mamma"), lo stornello toscano di Lola ("Fior di giaggiolo"), il violento alterco tra Santuzza e Compare Turiddu (con la famosa "mala Pasqua" da lei augurata a lui), lo struggente Intermezzo per orchestra, il Brindisi di Turiddu e poi il tragico finale, con lo stesso Macca che si congeda dalla madre prima di essere ucciso da Compar Alfio. A suggello di tale incontrastata fama, "Cavalleria rusticana" vanta perfino un'insospettabile citazione degna di nota:
Ripassiamo velocemente la trama, anche a beneficio di quei pochi ai quali essa è ignota: il mattino di una domenica di Pasqua, Compare Turiddu Macca, invece di andare a Francofonte a prendere il vino, rimane a Vizzini e fa le poste a Lola, la sua ex, ora moglie di Compar Alfio, il carrettiere, cantandole una serenata in siciliano. L'esecuzione di questo canto ha luogo a sipario chiuso, come se avesse valore di antefatto, per cui in scena il tenore canta, ma non si vede, coperto dai tendaggi. Mentre le contadine e i contadini cantano la gioia di vivere insieme il giorno di festa, ecco che Santuzza, fidanzata di Compare Turiddu e da questi già sedotta, si reca in casa di Mamma Lucia in cerca dell'amato che non trova più. I sospetti sono confermati quando Compar Alfio, dopo essere stato accolto allegramente dai paesani, rivela di aver visto Turiddu non lontano da casa qualche ora prima. La preghiera pasquale spezza un po' l'aria di tragedia che si sta preparando: Santuzza ha il sospetto di essere stata tradita da Turiddu, di nuovo spinto dalla passione per Lola. I due giovani si scontrano e la lite diventa ancor più violenta quando, dopo un breve incontro con la moglie di Alfio che si presenta in scena con quel malizioso stornello toscano di cui abbiamo già parlato, Santuzza capisce che Turiddu ha fatto una per lei dolorosissima scelta, sordo come si è mostrato ai tentativi di ravvedimento da lei proposti, per cui non le rimane che augurargli la mala Pasqua e raccontare a Compar Alfio del doppio tradimento perpetratosi in quelle ore. Il carrettiere ha deciso che si vendicherà e lo farà senz'altro.
Escono intanto tutti dalla chiesa: Turiddu fa il gallo con Lola ed ella sembra corrispondere, ma la festa è interrotta da un incazzatissimo Compar Alfio: la moglie, spinta dalle amiche, se ne va, timorosa della scoperta del tradimento, mentre Turiddu propone ad Alfio, mordendogli un orecchio, lo scontro, il duello rusticano, per cui non gli rimane che andare da Mamma Lucia, fingersi ubriaco e raccomandarle Santuzza, promessa sposa. Mamma Lucia sulle prime non capisce, ma poi giunge il funesto grido: "HANNO AMMAZZATO COMPARE TURIDDU ! ".
Link del libretto: http://opera.stanford.edu/Mascagni/Cavalleria/libretto.html
Buon ascolto ! ! !
Escono intanto tutti dalla chiesa: Turiddu fa il gallo con Lola ed ella sembra corrispondere, ma la festa è interrotta da un incazzatissimo Compar Alfio: la moglie, spinta dalle amiche, se ne va, timorosa della scoperta del tradimento, mentre Turiddu propone ad Alfio, mordendogli un orecchio, lo scontro, il duello rusticano, per cui non gli rimane che andare da Mamma Lucia, fingersi ubriaco e raccomandarle Santuzza, promessa sposa. Mamma Lucia sulle prime non capisce, ma poi giunge il funesto grido: "HANNO AMMAZZATO COMPARE TURIDDU ! ".
Link del libretto: http://opera.stanford.edu/Mascagni/Cavalleria/libretto.html
Buon ascolto ! ! !
...ed ora un breve intervallo:
La Sonatina numero 1 opera 20 in SOL del compositore boemo settecentesco Jan Ladislav Dussek viene utilizzata sovente come intervallo dal Programma Nazionale e dal Secondo Programma ed è fors'anche per questo che i giovanissimi allievi del terzo anno di pianoforte la studiano sovente in quel periodo.
Torniamo alle canzoni, stavolta piuttosto latitanti (almeno finora): dal lontano 1959, il venerdì pomeriggio è riservato al quarto d'ora autopromozionale discografico più atteso, quello dedicato alle nuove incisioni della RCA Victor Italiana di Roma, indubbiamente la filiale straniera più agguerrita del colosso nordamericano in quanto vanta un parco di artisti di tutto rispetto, notissimi anche fuori dai nostri confini... in particolare una che proprio nel 1967 interromperà la collaborazione con il gruppo di via Tiburtina (ma solo momentaneamente, diranno i posteri) dopo aver venduto milioni e milioni di dischi in Italia, Francia, Germania Federale, Argentina, Brasile, Canada, Stati Uniti, Messico, Gran Bretagna... insomma, ovunque, vantando il primato di cantante italiana più conosciuta nel mondo. Parliamo cioè di Rita Pavone, che il pubblico attende in video l'indomani sera per uno spettacolino di beneficenza per gli alluvionati fiorentini in cui i VIP saranno coinvolti nei vecchi giochi della prima televisione e sarà il grande Antonello Falqui a curarne la regia. Rita torna dai viaggi all'estero con tante novità in valigia e, con l'aiuto di Teddy Reno, non ancora suo marito, sceglie quali di esse meritano di essere adattate in lingua italiana per il nostro pubblico. Per l'inverno 1966-'67 ella ha scelto Gira, gira, che è la traduzione di Reach out, I'll be there dei Four Tops (gruppo vocale sorto all'interno della Tamla Motown di Detroit):
Michele Maisano, sfortunato a Scala reale, è appena uscito con un 45 giri che ripropone in italiano un successo country statunitense di sei anni prima, la triste storia di Dite a Laura che l'amo, ma cambiando un po' le cose rispetto al testo originale inglese: se lì era un pilota d'automobilismo che perdeva la vita durante una corsa il cui premio consisteva in mille dollari per il vincitore, qui è invece un giovane cantautore di successo che perisce in un incidente d'auto. Ad ogni modo, il disco incomincerà ad andare bene verso marzo-aprile:
Jimmy Fontana (che ricordiamo sempre con affetto: la sua recente scomparsa ci ha addolorati non poco) apre il 1967, in attesa di Sanremo, con il singolo uscito nel precedente autunno, comprendente Guantanamera e soprattutto questa oreccchiabile ma non banale Corri:
Infine ecco un altro dei sicuri protagonisti della finale di Scala reale in programma in serata: Eugenio Zambelli in arte Dino, che sul lato B di Piccola, mia piccola ha inserito la versione italiana di un brano inglese composto da Chris Andrews, Ha gli occhi come i tuoi.
S'interrompe qui la nostra cavalcata radiofonica datata 6 gennaio 1967, anche per non appesantirla tutta in una volta: vi rimandiamo quindi, tra qualche giorno, all'approfondimento delle trasmissioni pomeridiane e serali, tra opere, operette, concerti, canzoni e (non ultimi) milioni, quelli della Lotteria di Capodanno.
A presto, dunque, e grazie mille per la cortese e affettuosa attenzione ! ! !
CBNeas
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Per i 60 anni della televisione italiana merita attenzione il
LUNARIO DEI GIORNI DI TELE
di Cesare Borrometi
La TV degli anni d'oro come non è stata mai narrata
Con
il passare degli anni crescono sempre più la nostalgia e l'interesse
per la vecchia TV di qualità: appositi canali digitali, siti Internet
dedicati, pubblicazioni periodiche, tanto nelle edicole quanto nei
negozi specializzati; DVD contenenti, tutte o in parte, storiche
trasmissioni di ieri, libri a carattere storico-rievocativo godono di un
pubblico scelto, appassionato e spesso anche esigente. Eppure c’era una
lacuna da colmare: un almanacco, un lunario che raccogliesse, giorno
per giorno, una vasta gamma di programmi di quel periodo d’oro, dal
varietà allo sceneggiato, dalla pubblicità all’informazione, dalla TV
dei ragazzi al teatro e alla cultura, lo sport e via dicendo. In tutto
366 titoli, uno per ogni giorno dell’anno, scelti in base alla relativa
data di trasmissione (o di inizio serie per i programmi a puntate) o ad
eventi particolari atti a determinarne il successo, e corredati da
schede tecniche, presentazioni e commenti. Questa lacuna viene oggi
colmata da Cesare Borrometi, ideatore di una formula che senz’altro
cambierà il modo di gestire la storiografia sull’argomento: fermo
intendimento dell’autore è di produrre nel tempo ulteriori libri del
genere, fornendo all’appassionato, allo studioso e al curioso un
panorama il più possibile preciso dei giorni, dei mesi e degli anni che
hanno visto sbocciare trasmissioni e personaggi di fama del “piccolo
schermo" da riscoprire e rivalutare.
MEF Firenze Libri - Pagine: 330
Prezzo: Euro 29,00
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1 commento:
Bellissimo post, l'ho letto solo oggi. In effetti, l'assenza di Mascagni dai programmi dei teatri italiani è stata una dimostazione di provincialismo abbastanza clamorosa; lo dico pur non amando punto le sue opere ("Cavalleria " a parte, e l'edizione diretta da Karajan è stato uno dei primi CD che ho acquistato dopo che i miei soliti nonni avevano acquistato i vinili, poco tempo dopo la loro uscita). Grandissimo Bergonzi (a mio avviso il maggior tenore verdiano del dopoguerra) e grandissimo pure Fischer-Dieskau: pur in assenza della classica "voce verdiana", magari oggi avessimo intepreti della sua statura per parti come Rigoletto, Macbeth, Renato (peccato lo abbia inciso solo in tedesco) o Posa...(mentre ammetto che il suo Jago ed il suo Falstaff non mi hanno mai convinto appieno).
Francesco
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