domenica 30 gennaio 2011
Domenica 30 gennaio 1972
NAZIONALE
11,00 Dalla Chiesa Parrocchiale della Sacra Famiglia in Pessione (Torino)
SANTA MESSA
Ripresa televisiva di Don Carlo Baima
12,00 DOMENICA ORE 12
a cura di Giorgio Cazzella e Angelo Gaiotti
Regia di Roberto Capanna
meridiana
12,30 IL GIOCO DEI MESTIERI
Un programma di Sergio Paolini e Stelio Silvestri
condotto da Luciano Rispoli
Scene di Gianni Villa
Regia di Carlo Quartucci
Le sarte
13,25 IL TEMPO IN ITALIA
BREAK 1 (Cioccolatini Bonheur Perugina - Shampoo Libera & Bella - Zabov - Buitost Buitoni)
13,30 TELEGIORNALE
14,00 A-COME AGRICOLTURA
Settimanale a cura di Roberto Bencivenga
Coordinamento di Roberto Sbaffi
Presenta Ornella Caccia
Regia di Giampaolo Taddeini
pomeriggio sportivo
15,00 EUROVISIONE
Collegamento tra le reti televisive europee
FRANCIA: Parigi
IPPICA: PRIX D'AMERIQUE DI TROTTO
Telecronista Alberto Giubilo
- VAL DI FIEMME; SCI DI FONDO
MARCIALONGA DI FIEMME
16,45 SEGNALE ORARIO
GIROTONDO (Panforte Sapori - Lettini Cosatto - Olio vitaminizzato Sasso - Gunther Wagner - Linea Baby La Far)
la TV dei ragazzi
16,48 IL LUNGO VIAGGIO DI TERRY, RAJI E UN ELEFANTE INDIANO
Il principe rapito
Con Jay North, Sajid Khan, Zul Vellani, Mannohan Krishna
Regia di Marvin Chansky
Distr. : M.G.M.
17,35 PROFESSOR BALDAZAR
Un cartone animato di Zistko Grgiç, Boris Koler, Ante Zaninovic
L'amico Orazio
Prod. : TV Jugoslavia
pomeriggio alla TV
GONG (Omogeneizzati al Plasmon - Junior lacca sgrassante)
17,45 90° MINUTO
Risultati e notizie sul campionato di calcio
a cura di Maurizio Barendson e Paolo Valenti
18,00 COME QUANDO FUORI PIOVE
Spettacolo di giochi
a cura di Adolfo Perani e Italo Terzoli
condotto da Raffaele Pisu
Complesso diretto da Aldo Buonocore
Regia di Beppe Recchia
19,00 TELEGIORNALE
Edizione del pomeriggio
GONG (Pollo Arena - Fazzoletti Tempo - Dash)
19,10 CAMPIONATO ITALIANO DI CALCIO
Cronaca registrata di un tempo della partita di Serie A
CATANZARO - JUVENTUS
Telecronista Nando Martellini
ribalta accesa
19,55 TELEGIORNALE SPORT
TIC - TAC (Industrie Alimentari Fioravanti - Duplo Ferrero - Dinamo - Olio di semi Topazio - Amaro Cora - Camillo Corvi Farmaceutici)
SEGNALE ORARIO
CRONACHE DEI PARTITI
ARCOBALENO 1 (Guttalax - Calze Ergée - A & O Italiana)
CHE TEMPO FA
ARCOBALENO 2 (Formaggi Starcreme - Creme Pond's - Amaro Petrus Boonekamp - Stira e Ammira Johnson)
20,30 TELEGIORNALE
Edizione della sera
Direttore Willy De Luca
CAROSELLO
(1) Miele Ambrosoli - (2) Crema Kaloderma Bianca - (3) Pavesini - (4) Brandy Stock - (5) Olio Sasso
I cortometraggi sono stati realizzati da: 1) Studio K - 2) Film Made - 3) Cast Film - 4) Cinetelevisione - 5) Arno Film
21,00 La RAI - Radiotelevisione Italiana presenta:
ENEIDE
dal poema di Publio Virgilio Marone
Ultimo episodio
Sceneggiatura di Arnaldo Bagnasco, Vittorio Bonicelli, Pier Maria Pasinetti, Mario Prosperi, Franco Rossi
Consulenza letteraria di Carlo Bo, Luca Canali, Geno Pampaloni
Interpreti principali: Giulio Brogi, Andrea Giordana, Marilù Tolo, Ilaria Guerrini, Carmen Scarpitta, Laura Belli
La voce del narratore è di Riccardo Cucciolla
Scenografia e arredamento di Luciano Ricceri
Costumi di Luciano Ricceri ed Ezio Altieri
Direttore della fotografia Vittorio Storaro
Musiche di Mario Nascimbene
Produzione di Ugo Guerra ed Elio Scardamaglia
Regia di Franco Rossi
(Una coproduzione RAI - ORTF Parigi - BAVARIA FILM - LEONE FILM - DAIANO FILM)
DOREMI'(Brandy Renè Briand Extra - Spic & Span - Dado Knorr - Essex Italia S.p.A.)
22,00 PROSSIMAMENTE
Programmi per sette sere
22,10 LA DOMENICA SPORTIVA
a cura di Giuseppe Bozzini, Nino Greco e Aldo De Martino
condotta da Alfredo Pigna
Cronache filmate e commenti sui principali avvenimenti della giornata
Alla moviola: Bruno Pizzul e Heron Vitaletti
Regia di Bruno Beneck
BREAK 2 (Tic-Tac Ferrero - Passport Scotch Whisky)
23,00 TELEGIORNALE
Edizione della notte
CHE TEMPO FA
SECONDO CANALE
TRASMISSIONI IN LINGUA TEDESCA
PER LA ZONA DI BOLZANO
SENDER BOZEN
SENDUNG IN DEUTSCHER SPRACHE
19,30 IMMER DIE ALTE LEIER
Vergangenreit und Gegenwart durch die satirische Brille gesehen
Von Kaufmann und Kaiser
Regie: Rolf von Sydow
Verleih: BAVARIA
19,45 BARFUSS DURCH DIE HOLLE
Japanischer Fernsehfilm
mit Takeshi Kato als Kaji und Yukiko Fuzi als Michiko
Regie: Takeshi Abe
Verleih: BETA FILM
20,40 - 21,00 TAGESSCHAU
21,00 SEGNALE ORARIO
TELEGIORNALE DEL SECONDO PROGRAMMA
INTERMEZZO (Pneumatici Kleber - Aspichinina - Dixi - Zucchi Telerie - Filetti sogliola Limanda - Tè Star filtro)
21,15 QUA LA MANO, MINO
Spettacolo musicale di Sergio Paolini e Stelio Silvestri
con Mino Reitano, Marianella Laszlo, Mario e Pippo Santonastaso
Orchestra diretta da Enrico Simonetti
Coreografie di Renato Greco
Scene di Gianni Villa
Costumi di Silvana Pantani
Regia di Stefano De Stefani
DOREMI'(Gruppo Industriale Ignis - Brandy Florio - Dentifricio Colgate - Motta)
22,15 CARTEGGIO PRIVATO
a cura di Nino Borsellino e Piero Melograni
Regia di Sergio Spina
Gli amici nemici
Lettere di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini presentate da Mario Erpichini, Sergio Rossi, Silvano Tranquilli
Consulenza di Geno Pampaloni
23,00 PROSSIMAMENTE
Programmi per sette sere
N.B. : i programmi della TSI - SVIZZERA e di KOPER - CAPODISTRIA non sono per ora disponibili
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Quest'oggi respiriamo l'aria di una di quelle discrete, variegate domeniche televisive dei primi anni '70, più volte evocate (e rimpiante) nei precedenti post. Riuscire a far convivere giochi a premi, avvenimenti sportivi, telefilm per ragazzi, cartoni animati, varietà e momenti di altissima cultura (anche debitamente sceneggiati e spettacolarizzati ad uso e consumo del pubblico del piccolo schermo, ma senza tradire troppo le intenzioni degli autori dei lavori originali all'uopo considerati) puntando sull'essenzialità e insieme sulla profondità è un sistema più volte citato, quale lodevole esempio del bel tempo che fu, nei corsi accademici di storia della TV e del linguaggio televisivo nel suo complesso.
Domenica 30 gennaio 1972, 39 anni fa precisi, dunque: all'ora di pranzo Luciano Rispoli sperimenta una nuova formula di gioco, cioè un'avvincente sfida in più prove tra due rappresentanti di una data attività che cambia di settimana in settimana. Lo studio 2 del Centro di Produzione RAI di Torino ospita quindi muratori, pescatori, baristi, agricoltori, meccanici, pettinatrici, fornai e, come accade in questa puntata, sarte. La formula piace molto e sarà ripetuta con eguale successo l'anno successivo, anche se in regia non ci sarà più Carlo Quartucci, amante della sperimentazione (tanto è vero che questa serie viene ripresa a colori, pur se regolarmente trasmessa in bianco e nero), bensì la regista per eccellenza della TV piemontese, Alda Dada Grimaldi. Il gioco dei mestieri tornerà poi nel 1984, al sabato pomeriggio, in una veste un po' più moderna e spregiudicata, ma sempre e comunque da Torino con il gentiluomo Rispoli al timone, stavolta affiancato dalla bellissima Patrizia Pilchard.
Il pomeriggio sportivo ci porta dritti dritti all'ippodromo parigino di Vincennes per la prima grande gara ippica internazionale dell'anno, il Prix d'Amerique di trotto. Sono gli stessi francesi a farla da padroni, puntando su tre cavalli considerati davvero favoriti: da una parte c'è l'abilissima normanna Une de Mai, che da tempo tenta invano di spuntarla di fronte ai più forti e agguerriti Wismie e soprattutto Tidalium Pelo, campione in carica che farà suo anche l' Amerique 1972. Purtroppo non disponiamo della telecronaca italiana di Alberto Giubilo, storico commentatore delle corse dei cavalli sfortunatamente dimenticato dai più (sinceramente ci farebbe piacere riascoltare qualche sua cronaca, non foss'altro che per cogliere ancora le sfumature di uno stile forse desueto, ma altamente raffinato), ma in compenso possiamo vedere le immagini della gara in questione tratte da un posteriore, ma comunque esauriente documentario francese:
La TV dei ragazzi comprende oggi due interessanti chicche: la prima è un telefilm statunitense a puntate, girato nella giungla indiana, incentrato sulla figura di un ragazzo, Terry Bowen (interpretato da Jay North), e sulla giovane guida di quest'ultimo, Raji (Sajid Khan). Essi vanno in cerca del padre di Terry, un cacciatore sparito da anni, in sella all'elefante Maya, ma il loro lungo viaggio (come specifica il lungo titolo italiano, laddove quello originale è semplicemente Maya, serie di successo negli USA tra il settembre 1967 e il febbraio 1968) è costellato da molteplici, avvincenti avventure. Questa è la breve introduzione di ogni episodio, in versione originale:
La seconda parte della TV dei ragazzi di quella domenica è invece incentrata su un breve cartone animato di produzione jugoslava, ma destinato a fare il giro del mondo anche per la simpatia suscitata dal personaggio protagonista, un buffo e bizzarro inventore di nome Baldazar (o Balthazar). Semplicissima e orecchiabilissima la canzoncina dei titoli di testa:
E' domenica e quindi non si può non parlare di calcio. Incomincia il girone di ritorno di un combattutissimo campionato e quella prima giornata, sedicesima del torneo, registra alcuni risultati sensazionali: la sconfitta dell'Internazionale, campione d'Italia uscente, a Bergamo per 0-1 (segna per l'Atalanta un ragazzo, di nome Adelio Moro, che di lì a poco sarà ingaggiato dall'allora presidente dei nerazzurri milanesi Ivanhoe Fraizzoli), e l'altrettanto inatteso K.O. dei campioni d'inverno della Juventus addirittura in Calabria, sul campo della matricola Catanzaro, con rete del centravanti Mammì a sei minuti dalla fine. Abbiamo la documentazione visiva di questa clamorosamente decisiva segnatura, unico acuto di rilievo di una stagione in cui l'undici di Seghedoni pagò in qualche modo lo scotto del noviziato, classificandosi al penultimo posto e tornando in B. L'audio è quello radiofonico, con la voce di Enrico Ameri, ma non dimentichiamo che la TV metterà in onda proprio il secondo tempo della partita tra giallorossi meridionali e bianconeri del vej Piemont per coronare il consueto appuntamento settimanale con il cosiddetto Martellini-show:
La pubblicità, al di là dei propri fondamentali scopi, continua a godere di grande popolarità, pur se c'è già qualcuno che è convinto che la formula di Carosello e delle altre rubriche sia da ritenersi superata nel suo provincialismo (sic !). Eppure ci sembra che anche i telecomunicati trasmessi in quel primissimo scorcio di 1972 mantengano un trend qualitativo più che dignitoso. Dal Tic-Tac di quella domenica 30 gennaio vi facciamo vedere due estratti, il primo dei quali è dedicato a un notissimo tipo di tortellini, siglato da un altrettanto noto jingle (in circolazione già dal 1966 -'67, cioè dal tempo dei primi, timidissimi passaggi nel Girotondo pomeridiano) che riassume in musica la ricetta che porta alla produzione di questa pasta (è proprio del '72 questa nuova versione, cantata in coro da un gruppo di buffi cuochi):
Il secondo e ultimo telecomunicato che oggi abbiamo scelto per voi ci descrive l'efficacia cronoattiva di una pastiglia contro i comuni malanni invernali, prendendo ad esempio il viaggio ferroviario di un signore qualsiasi:
Veniamo ora all'appuntamento clou della serata televisiva, l'ultima puntata di un nuovo kolossal ispirato a un altro grande poema della letteratura classica. Ne è regista Franco Rossi, il quale, dopo aver mietuto allori in tutto il mondo con una meravigliosa versione, girata in pellicola a colori, dell'Odissea di Omero, adesso lascia il greco per il latino, bissando il successo con una non meno brillante trasposizione televisiva nientemeno che dell'Eneide di Virgilio. Testo molto diffuso nelle scuole (partendo dall'epica delle medie inferiori, passando attraverso la traduzione italiana letta integralmente nel primo anno di Liceo e giungendo finalmente alla lettura degli esametri originali nell'ambito dei corsi di letteratura latina del triennio finale), il capolavoro del poeta mantovano (che, com'è noto, esalta la gens Iulia, cui appartiene l'imperatore Augusto, rievocandone le origini, che poi sono anche le origini del mondo romano) viene reso appetibile, sia pur con qualche licenza atta a far storcere un po' il naso ai puristi (ma sono solo esigenze di spettacolo),avvalendosi di un ottimo cast che vede Giulio Brogi nel ruolo del protagonista Enea, figlio di Anchise, genitore di Ascanio (Julo). Con lui meritano menzione Marilù Tolo (che dà volto alla dea Giunone) e Andrea Giordana (Turno, il re dei Rutuli).
Quell'ultima puntata della versione cinetelevisiva dell' Eneide ha il proprio fulcro in due momenti molto importanti della parte finale del poema virgiliano. Il primo di essi è il toccante episodio di Eurialo e Niso, che trovano la morte insieme, in nome della loro grande, profonda amicizia:
Nisus erat portae custos, acerrimus armis,
Hyrtacides, comitem Aeneae quem miserat Ida
uenatrix iaculo celerem leuibusque sagittis,
et iuxta comes Euryalus, quo pulchrior alter
non fuit Aeneadum Troiana neque induit arma,
ora puer prima signans intonsa iuuenta.
his amor unus erat pariterque in bella ruebant;
tum quoque communi portam statione tenebant.
Nisus ait: 'dine hunc ardorem mentibus addunt,
Euryale, an sua cuique deus fit dira cupido?
aut pugnam aut aliquid iamdudum inuadere magnum
mens agitat mihi, nec placida contenta quiete est.
cernis quae Rutulos habeat fiducia rerum:
lumina rara micant, somno uinoque soluti
procubuere, silent late loca. percipe porro
quid dubitem et quae nunc animo sententia surgat.
Aenean acciri omnes, populusque patresque,
exposcunt, mittique uiros qui certa reportent.
si tibi quae posco promittunt (nam mihi facti
fama sat est), tumulo uideor reperire sub illo
posse uiam ad muros et moenia Pallantea.'
obstipuit magno laudum percussus amore
Euryalus, simul his ardentem adfatur amicum:
'mene igitur socium summis adiungere rebus,
Nise, fugis? solum te in tanta pericula mittam?
non ita me genitor, bellis adsuetus Opheltes,
Argolicum terrorem inter Troiaeque labores
sublatum erudiit, nec tecum talia gessi
magnanimum Aenean et fata extrema secutus:
est hic, est animus lucis contemptor et istum
qui uita bene credat emi, quo tendis, honorem.'
Nisus ad haec: 'equidem de te nil tale uerebar,
nec fas; non ita me referat tibi magnus ouantem
Iuppiter aut quicumque oculis haec aspicit aequis.
sed si quis (quae multa uides discrimine tali)
si quis in aduersum rapiat casusue deusue,
te superesse uelim, tua uita dignior aetas.
sit qui me raptum pugna pretioue redemptum
mandet humo, solita aut si qua id Fortuna uetabit,
absenti ferat inferias decoretque sepulcro.
neu matri miserae tanti sim causa doloris,
quae te sola, puer, multis e matribus ausa
persequitur, magni nec moenia curat Acestae.'
ille autem: 'causas nequiquam nectis inanis
nec mea iam mutata loco sententia cedit.
acceleremus' ait, uigiles simul excitat. illi
succedunt seruantque uices; statione relicta
ipse comes Niso graditur regemque requirunt.
Cetera per terras omnis animalia somno
laxabant curas et corda oblita laborum:
ductores Teucrum primi, delecta iuuentus,
consilium summis regni de rebus habebant,
quid facerent quisue Aeneae iam nuntius esset.
stant longis adnixi hastis et scuta tenentes
castrorum et campi medio. tum Nisus et una
Euryalus confestim alacres admittier orant:
rem magnam pretiumque morae fore. primus Iulus
accepit trepidos ac Nisum dicere iussit.
tum sic Hyrtacides: 'audite o mentibus aequis
Aeneadae, neue haec nostris spectentur ab annis
quae ferimus. Rutuli somno uinoque soluti
conticuere. locum insidiis conspeximus ipsi,
qui patet in biuio portae quae proxima ponto.
interrupti ignes aterque ad sidera fumus
erigitur. si fortuna permittitis uti
quaesitum Aenean et moenia Pallantea,
mox hic cum spoliis ingenti caede peracta
adfore cernetis. nec nos uia fallit euntis:
uidimus obscuris primam sub uallibus urbem
uenatu adsiduo et totum cognouimus amnem.'
'di patrii, quorum semper sub numine Troia est,
non tamen omnino Teucros delere paratis,
cum talis animos iuuenum et tam certa tulistis
pectora.' sic memorans umeros dextrasque tenebat
amborum et uultum lacrimis atque ora rigabat.
'quae uobis, quae digna, uiri, pro laudibus istis
praemia posse rear solui? pulcherrima primum
di moresque dabunt uestri: tum cetera reddet
actutum pius Aeneas atque integer aeui
Ascanius meriti tanti non immemor umquam.'
'immo ego uos, cui sola salus genitore reducto,'
excipit Ascanius 'per magnos, Nise, penatis
Assaracique larem et canae penetralia Vestae
obtestor, quaecumque mihi fortuna fidesque est,
in uestris pono gremiis. reuocate parentem,
reddite conspectum; nihil illo triste recepto.
bina dabo argento perfecta atque aspera signis
pocula, deuicta genitor quae cepit Arisba,
et tripodas geminos, auri duo magna talenta,
cratera antiquum quem dat Sidonia Dido.
si uero capere Italiam sceptrisque potiri
contigerit uictori et praedae dicere sortem,
uidisti, quo Turnus equo, quibus ibat in armis
aureus; ipsum illum, clipeum cristasque rubentis
excipiam sorti, iam nunc tua praemia, Nise.
praeterea bis sex genitor lectissima matrum
corpora captiuosque dabit suaque omnibus arma,
insuper his campi quod rex habet ipse Latinus.
te uero, mea quem spatiis propioribus aetas
insequitur, uenerande puer, iam pectore toto
accipio et comitem casus complector in omnis.
nulla meis sine te quaeretur gloria rebus:
seu pacem seu bella geram, tibi maxima rerum
uerborumque fides.' contra quem talia fatur
Euryalus: 'me nulla dies tam fortibus ausis
dissimilem arguerit; tantum fortuna secunda
haud aduersa cadat. sed te super omnia dona
unum oro: genetrix Priami de gente uetusta
est mihi, quam miseram tenuit non Ilia tellus
mecum excedentem, non moenia regis Acestae.
hanc ego nunc ignaram huius quodcumque pericli
inque salutatam linquo (nox et tua testis
dextera), quod nequeam lacrimas perferre parentis.
at tu, oro, solare inopem et succurre relictae.
hanc sine me spem ferre tui, audentior ibo
in casus omnis.' percussa mente dedere
Dardanidae lacrimas, ante omnis pulcher Iulus,
atque animum patriae strinxit pietatis imago.
tum sic effatur:
'sponde digna tuis ingentibus omnia coeptis.
namque erit ista mihi genetrix nomenque Creusae
solum defuerit, nec partum gratia talem
parua manet. casus factum quicumque sequentur,
per caput hoc iuro, per quod pater ante solebat:
quae tibi polliceor reduci rebusque secundis,
haec eadem matrique tuae generique manebunt.'
sic ait inlacrimans; umero simul exuit ensem
auratum, mira quem fecerat arte Lycaon
Cnosius atque habilem uagina aptarat eburna.
dat Niso Mnestheus pellem horrentisque leonis
exuuias, galeam fidus permutat Aletes.
protinus armati incedunt; quos omnis euntis
primorum manus ad portas, iuuenumque senumque,
prosequitur uotis. nec non et pulcher Iulus,
ante annos animumque gerens curamque uirilem,
multa patri mandata dabat portanda; sed aurae
omnia discerpunt et nubibus inrita donant.
Egressi superant fossas noctisque per umbram
castra inimica petunt, multis tamen ante futuri
exitio. passim somno uinoque per herbam
corpora fusa uident, arrectos litore currus,
inter lora rotasque uiros, simul arma iacere,
uina simul. prior Hyrtacides sic ore locutus:
'Euryale, audendum dextra: nunc ipsa uocat res.
hac iter est. tu, ne qua manus se attollere nobis
a tergo possit, custodi et consule longe;
haec ego uasta dabo et lato te limite ducam.'
sic memorat uocemque premit, simul ense superbum
Rhamnetem adgreditur, qui forte tapetibus altis
exstructus toto proflabat pectore somnum,
rex idem et regi Turno gratissimus augur,
sed non augurio potuit depellere pestem.
tris iuxta famulos temere inter tela iacentis
armigerumque Remi premit aurigamque sub ipsis
nactus equis ferroque secat pendentia colla.
tum caput ipsi aufert domino truncumque relinquit
sanguine singultantem; atro tepefacta cruore
terra torique madent. nec non Lamyrumque Lamumque
et iuuenem Serranum, illa qui plurima nocte
luserat, insignis facie, multoque iacebat
membra deo uictus—felix, si protinus illum
aequasset nocti ludum in lucemque tulisset:
impastus ceu plena leo per ouilia turbans
(suadet enim uesana fames) manditque trahitque
molle pecus mutumque metu, fremit ore cruento.
nec minor Euryali caedes; incensus et ipse
perfurit ac multam in medio sine nomine plebem,
Fadumque Herbesumque subit Rhoetumque Abarimque
ignaros; Rhoetum uigilantem et cuncta uidentem,
sed magnum metuens se post cratera tegebat.
pectore in aduerso totum cui comminus ensem
condidit adsurgenti et multa morte recepit.
purpuream uomit ille animam et cum sanguine mixta
uina refert moriens, hic furto feruidus instat.
iamque ad Messapi socios tendebat; ibi ignem
deficere extremum et religatos rite uidebat
carpere gramen equos, breuiter cum talia Nisus
(sensit enim nimia caede atque cupidine ferri)
'absistamus' ait, 'nam lux inimica propinquat.
poenarum exhaustum satis est, uia facta per hostis.'
multa uirum solido argento perfecta relinquunt
armaque craterasque simul pulchrosque tapetas.
Euryalus phaleras Rhamnetis et aurea bullis
cingula, Tiburti Remulo ditissimus olim
quae mittit dona, hospitio cum iungeret absens,
Caedicus; ille suo moriens dat habere nepoti;
post mortem bello Rutuli pugnaque potiti:
haec rapit atque umeris nequiquam fortibus aptat.
tum galeam Messapi habilem cristisque decoram
induit. excedunt castris et tuta capessunt.
Interea praemissi equites ex urbe Latina,
cetera dum legio campis instructa moratur,
ibant et Turno regi responsa ferebant,
ter centum, scutati omnes, Volcente magistro.
iamque propinquabant castris murosque subibant
cum procul hos laeuo flectentis limite cernunt,
et galea Euryalum sublustri noctis in umbra
prodidit immemorem radiisque aduersa refulsit.
haud temere est uisum. conclamat ab agmine Volcens:
'state, uiri. quae causa uiae? quiue estis in armis?
quoue tenetis iter?' nihil illi tendere contra,
sed celerare fugam in siluas et fidere nocti.
obiciunt equites sese ad diuortia nota
hinc atque hinc, omnemque aditum custode coronant.
silua fuit late dumis atque ilice nigra
horrida, quam densi complerant undique sentes;
rara per occultos lucebat semita callis.
Euryalum tenebrae ramorum onerosaque praeda
impediunt, fallitque timor regione uiarum.
Nisus abit; iamque imprudens euaserat hostis
atque locos qui post Albae de nomine dicti
Albani (tum rex stabula alta Latinus habebat),
ut stetit et frustra absentem respexit amicum:
'Euryale infelix, qua te regione reliqui?
quaue sequar?' rursus perplexum iter omne reuoluens
fallacis siluae simul et uestigia retro
obseruata legit dumisque silentibus errat.
audit equos, audit strepitus et signa sequentum;
nec longum in medio tempus, cum clamor ad auris
peruenit ac uidet Euryalum, quem iam manus omnis
fraude loci et noctis, subito turbante tumultu,
oppressum rapit et conantem plurima frustra.
quid faciat? qua ui iuuenem, quibus audeat armis
eripere? an sese medios moriturus in enses
inferat et pulchram properet per uulnera mortem?
ocius adducto torquet hastile lacerto
suspiciens altam Lunam et sic uoce precatur:
'tu, dea, tu praesens nostro succurre labori,
astrorum decus et nemorum Latonia custos.
si qua tuis umquam pro me pater Hyrtacus aris
dona tulit, si qua ipse meis uenatibus auxi
suspendiue tholo aut sacra ad fastigia fixi,
hunc sine me turbare globum et rege tela per auras.'
dixerat et toto conixus corpore ferrum
conicit. hasta uolans noctis diuerberat umbras
et uenit auersi in tergum Sulmonis ibique
frangitur, ac fisso transit praecordia ligno.
uoluitur ille uomens calidum de pectore flumen
frigidus et longis singultibus ilia pulsat.
diuersi circumspiciunt. hoc acrior idem
ecce aliud summa telum librabat ab aure.
dum trepidant, it hasta Tago per tempus utrumque
stridens traiectoque haesit tepefacta cerebro.
saeuit atrox Volcens nec teli conspicit usquam
auctorem nec quo se ardens immittere possit.
'tu tamen interea calido mihi sanguine poenas
persolues amborum' inquit; simul ense recluso
ibat in Euryalum. tum uero exterritus, amens,
conclamat Nisus nec se celare tenebris
amplius aut tantum potuit perferre dolorem:
'me, me, adsum qui feci, in me conuertite ferrum,
o Rutuli! mea fraus omnis, nihil iste nec ausus
nec potuit; caelum hoc et conscia sidera testor;
tantum infelicem nimium dilexit amicum.'
transadigit costas et candida pectora rumpit.
uoluitur Euryalus leto, pulchrosque per artus
it cruor inque umeros ceruix conlapsa recumbit:
purpureus ueluti cum flos succisus aratro
languescit moriens, lassoue papauera collo
demisere caput pluuia cum forte grauantur.
at Nisus ruit in medios solumque per omnis
Volcentem petit, in solo Volcente moratur.
quem circum glomerati hostes hinc comminus atque hinc
proturbant. instat non setius ac rotat ensem
fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore
condidit aduerso et moriens animam abstulit hosti.
tum super exanimum sese proiecit amicum
confossus, placidaque ibi demum morte quieuit.
Fortunati ambo! si quid mea carmina possunt,
nulla dies umquam memori uos eximet aeuo,
dum domus Aeneae Capitoli immobile saxum
accolet imperiumque pater Romanus habebit.
Ovviamente, l'altro momento significativo è quello conclusivo del poema, con il duello finale tra Enea e Turno, re dei Rutuli: decisivo è l'istante in cui il figlio di Venere riconosce addosso all'avversario la cintura sottratta a Pallante (diretto discendente di Evandro) proprio in occasione della sua uccisione, ai propri danni perpetrata in precedenza dallo stesso Turno. Vi offriamo dapprima la lettura degli esametri virgiliani e quindi la visione dell'intera scena finale, naturalmente tratta dallo sceneggiato di Rossi:
His actis aliud genitor secum ipse uolutat
Iuturnamque parat fratris dimittere ab armis.
dicuntur geminae pestes cognomine Dirae,
quas et Tartaream Nox intempesta Megaeram
uno eodemque tulit partu, paribusque reuinxit
serpentum spiris uentosasque addidit alas.
hae Iouis ad solium saeuique in limine regis
apparent acuuntque metum mortalibus aegris,
si quando letum horrificum morbosque deum rex
molitur, meritas aut bello territat urbes.
harum unam celerem demisit ab aethere summo
Iuppiter inque omen Iuturnae occurrere iussit:
illa uolat celerique ad terram turbine fertur.
non secus ac neruo per nubem impulsa sagitta,
armatam saeui Parthus quam felle ueneni,
Parthus siue Cydon, telum immedicabile, torsit,
stridens et celeris incognita transilit umbras:
talis se sata Nocte tulit terrasque petiuit.
postquam acies uidet Iliacas atque agmina Turni,
alitis in paruae subitam collecta figuram,
quae quondam in bustis aut culminibus desertis
nocte sedens serum canit importuna per umbras—
hanc uersa in faciem Turni se pestis ob ora
fertque refertque sonans clipeumque euerberat alis.
illi membra nouus soluit formidine torpor,
arrectaeque horrore comae et uox faucibus haesit.
At procul ut Dirae stridorem agnouit et alas,
infelix crinis scindit Iuturna solutos
unguibus ora soror foedans et pectora pugnis:
'quid nunc te tua, Turne, potest germana iuuare?
aut quid iam durae superat mihi? qua tibi lucem
arte morer? talin possum me opponere monstro?
iam iam linquo acies. ne me terrete timentem,
obscenae uolucres: alarum uerbera nosco
letalemque sonum, nec fallunt iussa superba
magnanimi Iouis. haec pro uirginitate reponit?
quo uitam dedit aeternam? cur mortis adempta est
condicio? possem tantos finire dolores
nunc certe, et misero fratri comes ire per umbras!
immortalis ego? aut quicquam mihi dulce meorum
te sine, frater, erit? o quae satis ima dehiscat
terra mihi, Manisque deam demittat ad imos?'
tantum effata caput glauco contexit amictu
multa gemens et se fluuio dea condidit alto.
Aeneas instat contra telumque coruscat
ingens arboreum, et saeuo sic pectore fatur:
'quae nunc deinde mora est? aut quid iam, Turne, retractas?
non cursu, saeuis certandum est comminus armis.
uerte omnis tete in facies et contrahe quidquid
siue animis siue arte uales; opta ardua pennis
astra sequi clausumque caua te condere terra.'
ille caput quassans: 'non me tua feruida terrent
dicta, ferox; di me terrent et Iuppiter hostis.'
nec plura effatus saxum circumspicit ingens,
saxum antiquum ingens, campo quod forte iacebat,
limes agro positus litem ut discerneret aruis.
uix illum lecti bis sex ceruice subirent,
qualia nunc hominum producit corpora tellus;
ille manu raptum trepida torquebat in hostem
altior insurgens et cursu concitus heros.
sed neque currentem se nec cognoscit euntem
tollentemue manu saxumue immane mouentem;
genua labant, gelidus concreuit frigore sanguis.
tum lapis ipse uiri uacuum per inane uolutus
nec spatium euasit totum neque pertulit ictum.
ac uelut in somnis, oculos ubi languida pressit
nocte quies, nequiquam auidos extendere cursus
uelle uidemur et in mediis conatibus aegri
succidimus; non lingua ualet, non corpore notae
sufficiunt uires nec uox aut uerba sequuntur:
sic Turno, quacumque uiam uirtute petiuit,
successum dea dira negat. tum pectore sensus
uertuntur uarii; Rutulos aspectat et urbem
cunctaturque metu letumque instare tremescit,
nec quo se eripiat, nec qua ui tendat in hostem,
nec currus usquam uidet aurigamue sororem.
Cunctanti telum Aeneas fatale coruscat,
sortitus fortunam oculis, et corpore toto
eminus intorquet. murali concita numquam
tormento sic saxa fremunt nec fulmine tanti
dissultant crepitus. uolat atri turbinis instar
exitium dirum hasta ferens orasque recludit
loricae et clipei extremos septemplicis orbis;
per medium stridens transit femur. incidit ictus
ingens ad terram duplicato poplite Turnus.
consurgunt gemitu Rutuli totusque remugit
mons circum et uocem late nemora alta remittunt.
ille humilis supplex oculos dextramque precantem
protendens 'equidem merui nec deprecor' inquit;
'utere sorte tua. miseri te si qua parentis
tangere cura potest, oro (fuit et tibi talis
Anchises genitor) Dauni miserere senectae
et me, seu corpus spoliatum lumine mauis,
redde meis. uicisti et uictum tendere palmas
Ausonii uidere; tua est Lauinia coniunx,
ulterius ne tende odiis.' stetit acer in armis
Aeneas uoluens oculos dextramque repressit;
et iam iamque magis cunctantem flectere sermo
balteus et notis fulserunt cingula bullis
Pallantis pueri, uictum quem uulnere Turnus
strauerat atque umeris inimicum insigne gerebat.
ille, oculis postquam saeui monimenta doloris
exuuiasque hausit, furiis accensus et ira
terribilis: 'tune hinc spoliis indute meorum
eripiare mihi? Pallas te hoc uulnere, Pallas
immolat et poenam scelerato ex sanguine sumit.'
hoc dicens ferrum aduerso sub pectore condit
feruidus; ast illi soluuntur frigore membra
uitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras.
Chi invece ritiene l'Eneide difficile e pesante può passare sul Secondo Canale. Continua la serie che ha per protagonista Mino Reitano, con le sue canzoni (illustrate pure da spiritosi videoclips), la sua numerosa famiglia di musicisti, un simpatico cast di contorno formato dal musicista Enrico Simonetti in veste di co - conduttore e direttore d'orchestra, dall'avvenente e valida attrice Marianella Laszlo e dai fratelli partenopeo - emiliani Mario e Pippo Santonastaso, ormai lanciatissimi, e soprattutto un buon numero di ospiti d'onore. Tra gli intervenuti alla puntata del 30 gennaio 1972 spicca il reuccio Claudio Villa, il quale ripropone il personale successone del momento, La cosa più bella, e poi si produce in un duetto con il padrone di casa al pianoforte. Il motivo scelto, manco a dirlo, è Meglio una sera piangere da solo, presentato da Villa e Reitano in coppia (ovviamente con esecuzioni separate) al festival di Sanremo del 1969, ma senza entrare in finale:
E con il duetto Reitano - Villa termina il nostro post, che ha effettivamente abbracciato un po' tutti i generi che apparvero sul video esattamente 39 anni or sono. Abbiamo quindi fuso lo sport col varietà, i programmi per i ragazzi con la pubblicità d'annata, fino a giungere all'apoteosi della classicità rivisitata per immagini (l' Eneide, appunto).
Non ci resta che salutarvi caramente e darvi appuntamento al prossimo intervento, che ci auguriamo sia anch'esso di vostro gradimento.
Buona notte a tutti e... a presto ! ! !
CBNeas
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1 commento:
Mamma quanti ricordi! Grazie
daniela
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