martedì 1 novembre 2011
Venerdì 1° novembre 1968 (Radio - Seconda parte)
POMERIGGIO - SERA
NAZIONALE
15,00 GIORNALE RADIO
15,05 ZIBALDONE ITALIANO
Seconda parte
- Meazzi
15,30 RECENTISSIME IN MICROSOLCO
15,45 Amurri e Jurgens presentano
GRAN VARIETA'
Spettacolo con Johnny Dorelli e la partecipazione di Gino Cervi, Nino Manfredi, Alighiero Noschese, Patty Pravo, Delia Scala e Little Tony
Regia di Federico Sanguigni
(Replica dal Secondo Programma)
17,05 PER VOI GIOVANI
Molti dischi, qualche notizia e voci dal mondo dei giovani
Presentano Renzo Arbore, Anna Maria Palutan e Maurizio Meschino
Regia di Raffaele Meloni
(ore 18,00 circa): CINQUE MINUTI D'INGLESE COL METODO SANDWICH
a cura di George Shenker
19,05 SOLISTI ALLA RIBALTA
19,20 MUSICA PER ARCHI
19,30 LUNA-PARK
20,00 GIORNALE RADIO
20,15 ORFEO NEGRO
Panorama della poesia negro-africana dalle origini ad oggi
Letture di Giorgio Albertazzi
Regia di Nanni De Stefani
20,45 CONCERTO SINFONICO
diretto da NINO SANZOGNO
con la partecipazione del soprano Lidia Marimpietri, del mezzosoprano Adriana Lazzarini, del tenore Lajos Kosma, del basso Raffaele Ariè e del violinista Henryk Szeryng
Nell'intervallo:
IL GIRO DEL MONDO
22,30 PARLIAMO DI SPETTACOLO
22,50 INTERVALLO MUSICALE
23,00 GIORNALE RADIO - I PROGRAMMI DI DOMANI - BUONANOTTE
SECONDO PROGRAMMA
15,00 PER LA VOSTRA DISCOTECA
- C.A.R. Dischi Juke-box
Tra le 15,00 e le 16,30:
CICLISMO - Da Bergamo: Radiocronaca della fase finale e arrivo del TROFEO BARACCHI
Radiocronista Enrico Ameri
15,15 VIOLINISTA RUGGIERO RICCI
15,56 TRE MINUTI PER TE
a cura di Padre Virginio Rotondi
16,00 POMERIDIANA
Negli intervalli:
(ore 17,00): BOLLETTINO PER I NAVIGANTI - BUON VIAGGIO
(ore 17,35): 50° SALONE DELL'AUTOMOBILE
Da Torino Esposizioni: Un servizio speciale a cura del Giornale Radio
18,00 APERITIVO IN MUSICA
Nell'intervallo:
(ore 18,30): NOTIZIE DEL GIORNALE RADIO
19,00 IL CLUB DEGLI OSPITI
a cura di Gina Basso
19,23 SI O NO
19,30 RADIOSERA - SETTE ARTI
19,50 PUNTO E VIRGOLA
20,01 I TEATRINI DEL FRONTE
Rievocazione di Wanda Capodaglio a cura di Elena De Merik
Regia di Dante Raiteri
Presentazione di Alessandro De Stefani
20,45 PASSAPORTO
Settimanale di informazioni turistiche, a cura di E. Fiore ed Ennio Mastrostefano
21,00 NATE OGGI
Recentissime della musica leggera
21,55 BOLLETTINO PER I NAVIGANTI
22,00 GIORNALE RADIO
22,10 Lelio Luttazzi presenta
HIT PARADE
Testi di Sergio Valentini
(Replica)
22,40 LE NUOVE CANZONI
23,00 DAL V CANALE DELLA FILODIFFUSIONE: MUSICA LEGGERA
24,00 GIORNALE RADIO
TERZO PROGRAMMA
17,00 INCONTRI MUSICALI ROMANI
Musiche di Fukushima
17,10 IL FATTO CHE FREUD AVESSE QUALCHE SINTOMO NEVROTICO ERA TALE DA ALTERARE LA CHIAREZZA DELLE SUE VEDUTE SCIENTIFICHE ?
Risponde Emilio Servadio
17,20 MUSICHE DI ANTONIO CALDARA
17,35 CONCERTO DEL PIANISTA FRIEDRICH GULDA
Musiche di Haydn, Mozart e Beethoven
(Registrazione effettuata il 15 novembre 1967 nel Teatro Comunale di Firenze)
18,30 MUSICA LEGGERA
18,45 PICCOLO PIANETA
Rassegna di vita culturale
Il punto sulla situazione letteraria: in Italia, referto negativo sui premi, di Giancarlo Vigorelli - Letteratura e dissenso negli Stati Uniti, di Claudio Gorlier - Progresso nella letteratura cubana, di Angela Bianchini - L'Inghilterra, dopo gli "arrabbiati" tace ?, di Gabriele Baldini
19,15 CONCERTO DI OGNI SERA
Musiche di Ciaikowski e Prokofiev
20,30 LE GRANDI LINEE DELLA BIOLOGIA CONTEMPORANEA
La virologia, a cura di Antonio Sanna
21,00 FRANCIS SCOTT FITZGERALD E L'ETA' DEL JAZZ
Un programma di Claudio Novelli e Massimo Vecchi
Regia di Pietro Masserano Taricco
22,00 IL GIORNALE DEL TERZO - SETTE ARTI
22,30 IN ITALIA E ALL'ESTERO
Selezione di periodici stranieri
22,40 IDEE E FATTI DELLA MUSICA
22,50 POESIA NEL MONDO
Poeti australiani, a cura di Perla Cacciaguerra
23,05 RIVISTA DELLE RIVISTE - CHIUSURA
RADIO SVIZZERA - MONTECENERI
I Programma
16,05 ORA SERENA PER CHI SOFFRE
17,00 RADIO GIOVENTU'
18,05 SONATE INEDITE DI BALDASSARRE GALUPPI
rivedute e interpretate dalla clavicembalista Egida Giordani Sartori
18,30 CANZONI NEL MONDO
18,45 CRONACHE DELLA SVIZZERA ITALIANA
19,00 FANTASIA ORCHESTRALE
19,15 NOTIZIARIO - ATTUALITA'
19,45 MELODIE E CANZONI
20,00 PANORAMA D'ATTUALITA'
21,00 OBIETTIVO JAZZ
22,05 LA BRICOLLA
22,35 COMPLESSI
23,00 NOTIZIARIO - ATTUALITA'
23,20 - 23,30 MUSICA AL BUIO
II Programma
17,00 RADIO DELLA SVIZZERA ITALIANA
Musica di fine pomeriggio
Composizioni di Franz Schubert e Virgilio Mortari
18,00 RADIO GIOVENTU'
18,30 BOLLETTINO ECONOMICO E FINANZIARIO
18,45 DISCHI VARI
19,00 PER I LAVORATORI ITALIANI IN SVIZZERA
19,30 TRASMISSIONE DA ZURIGO
20,00 DIARIO CULTURALE
20,15 SOLISTI DELLA SVIZZERA ITALIANA
Rocco Filippini, violoncello; Dafne Salati, pianoforte
Musiche di Ludwig Van Beethoven
20,45 INCONTRO CON "I GUFI"
21,00 NOTIZIE DAL MONDO NUOVO
21,30 MUSICHE DI JOHANN BAPTIST HILLBER
22,00 - 22,30 BALLABILI
-------------------------------------------------------------------------------------
Riprendiamo subito la nostra cavalcata (soprattutto musicale, come già saprete) all'interno dei palinsesti radiofonici del 1° novembre 1968: siamo arrivati alle tre del pomeriggio e, in attesa che Enrico Ameri informi costantemente gli appassionati di ciclismo sull'esito di una gara a cronometro disputata a coppie in terra orobica (il Trofeo Baracchi, che sarà vinto, sfidando l'acquazzone, proprio dai favoriti Felice Gimondi e Jacques Anquetil, anche se il temporeggiare di quest'ultimo all'ora del controllo antidoping renderà sub iudice tale verdetto per qualche giorno), il Secondo Canale riserva uno spazio a quella musica classica che nelle 24 ore successive dominerà in lungo e in largo le stazioni emittenti, quasi a sottolineare la particolarità e la solennità di una giornata come il 2 novembre. Vengono cioè fatte ascoltare alcune tra le meglio riuscite interpretazioni fissate su disco da un virtuoso del violino nato in California da padre italiano, Ruggiero Ricci. Solista eclettico (avemmo modo di vederlo ed ascoltarlo in un applauditissimo doppio recital - due serate consecutive - da lui tenuto a Noto, in Sicilia, nell'agosto del 1993), l'apice della classe, come per ogni violinista che si rispetti, viene da lui toccato eseguendo Paganini e i suoi Capricci, una breve selezione dei quali va in onda proprio quel pomeriggio. Abbiamo scelto tre tra i più noti dell'intera raccolta, che ne conta ventiquattro ed è catalogata come opera 1. Partiamo dal numero 7, un Moderato che, in un delizioso ritmo di siciliana, comporta l'impiego di una sofisticata tecnica delle arcate in passaggi di ottave, di tricordi e di rapide biscrome "picchettate":
Ascoltiamo ora il numero 13, conosciuto pure come La risata o Il trillo del diavolo (vedi forse il leggendario patto con Belzebù da sempre attribuito al compositore genovese del primissimo Ottocento), basato nella prima parte su una caratteristica scala cromatica discendente di terze glissate e, in quella centrale, su un irruente movimento di semicrome:
Terminiamo questa breve rassegna paganiniana affidata all'archetto di Ruggiero Ricci con l'ultimo, celeberrimo Capriccio, quel n.24, Quasi presto, prestatosi più volte a rielaborazioni e variazioni (le più note si devono a Franz Liszt e a Johannes Brahms, per pianoforte solo, e a Sergej Rachmaninoff, per pianoforte e orchestra). Come scrive l'anonimo esperto sulle note di copertina di un'edizione discografica da cui abbiamo tratto le informazioni più strettamente tecnico - musicali, ci si trova di fronte ad una per così dire "summa nella summa", e si passa dal "picchettato volante della I Variazione alle ottave basse della III, alle terze e alle decime della VI, ai tricordi dell'VIII, al diabolico acrobatismo della IX, con i pizzicati della mano sinistra alternati a singole semicrome con l'arco "gettato" e, infine, ai celestiali timbri della X, tutta intessuta nei registri sovracuti:
Mentre sull'Italia calano le prime ombre della sera, ecco rinnovarsi l'appuntamento delle cinque con Per voi giovani. Come sempre, gran cerimoniere è il Dottor Lorenzo Arbore da Foggia, sempre più identificato come l'esperto per eccellenza della musica pop e rock internazionale, tanto cara soprattutto alla generazione nata nel dopoguerra e quindi spesso impegnata in quel movimento di contestazione (spesso giusta, ma non sempre, ahinoi) che proprio in quell'anno, come sanno pure i poppanti, raggiunge vertici mai toccati. Negli studi di via Asiago, accanto al trentunenne Renzo, si alternano al microfono due universitari, Anna Maria Palutan (poi professoressa di Liceo) e Maurizio Meschino (futuro Consigliere di Stato). Gli ascoltatori, armati di registratori a bobine (o anche a cassette - o, come si dicono al tempo, caricatori a nastro -), fissano le selezioni musicali, articolate seguendo un certo criterio logico - tematico.
Si parte con una frizzante proposta nordamericana: Tommy James and the Shondells, che di lì a poco sforneranno il loro capolavoro Crimson and clover, si fanno notare dal pubblico con l'allegra Mony Mony:
Risponde l'Inghilterra con gli Equals di Eddy Grant, che esplodono in mezza Europa con Baby, come back !:
Quest'ultimo brano sta per uscire in italiano nella versione dei Rokes: in attesa di tale cover (che verrà intitolata Non c'è pace per me), ascoltiamo Shel Shapiro, Mike Roger Shepstone, Bobby Posner e Johnny Charlton nella loro più recente incisione a 45 giri, La luna è bianca, la notte è nera, scritta da Enrico Simonetti e originariamente pensata quale sigla di chiusura del varietà estivo televisivo Vengo anch'io (salvo poi essere sostituita da Stanotte sognerò, della bella e brava Anna Maria Baratta):
Sono bianchi, originari del Tennessee, e come il loro concittadino adottivo Elvis Presley sono attratti dalla black music. Si chiamano Box Tops e da un anno e mezzo sono in testa a tutte le classifiche con le loro gustosissime soul ballads: l'ultima, in ordine di tempo, s'intitola Choo choo train:
Un'amica di Per voi giovani, l'ex - collettina di Rita Pavone Giuliana Valci (che aveva presentato la rubrica pomeridiana l'anno precedente), sembra aver trovato la giusta strada come cantante melodica incidendo in italiano una struggente canzone statunitense il cui argomento sembra tratto da certi melodrammoni che un tempo furoreggiavano al cinema e successivamente in TV: Amore, mi manchi !.
Il genere che in quel periodo interessa di più è comunque l'R&B: eccone un baldo rappresentante, lo scatenato Joe Tex, in Go home and do it !:
Sempre più impegnati in una certa sperimentazione sonora, segno che le Good vibrations da loro precedentemente esaltate avevano un senso, i Beach Boys proseguono lungo una strada più raffinata, sempre esaltando i loro preziosi e celebri impasti vocali: Do it again !
Johnny Nash, dopo anni e anni di pop commerciale, trova finalmente la strada del successo mondiale facendo propri i ritmi e le armonie dell' ex - Centro America britannico, come si evince ascoltando l'ottima Hold me tight, tra i primi esempi del reggae:
Chi pensava che i Motowns avessero preso la chitarra e se ne fossero davvero andati in giro per il mondo si sbaglia di grosso: Lally Stott Marchelle e i suoi amici hanno più semplicemente cambiato casa discografica, lasciando la romana RCA Victor e firmando per la milanese Carosello, che pubblica questa malinconica Dentro la fontana, contrappuntata da un misterioso coro di voci bianche:
Il prodigioso cantante e chitarrista portoricano non vedente Josè Feliciano, che nel 1967 ha tentato un primo lancio in Italia senza fortuna (ma verranno sicuramente tempi migliori per lui anche dalle nostre parti), ha inciso un album di cover da lui cantate e suonate con classe e originalità. Si tratta di uno degli ultimi dischi incisi dalla RCA Victor con il sistema Dynagroove, forse il primo esempio di registrazione digitale (un po' preistorica, ma comunque ottima per l'epoca), e con stampigliato sull'etichetta (almeno nelle Americhe) il logo della Voce del Padrone, che sarà abbandonato per qualche anno. Da questo album, ristampato meritatamente in CD sul finire degli anni Ottanta, Arbore sceglie il brano di apertura, una splendida rivisitazione di California dreamin':
A proposito di esordi italiani, Arthur Conley, nuova stella R&B lanciata dalla Atlantic, ha impressionato il pubblico veneziano in estate, per cui si tenta un'operazione particolare per il nostro mercato, consistente nel fargli cantare in italiano i versi iniziali di un suo brano. Giocando sulla totale ignoranza della lingua di Dante da parte dell'artista afroamericano, il motivo viene intitolato (La ragazza) Più bellissima (sic !):
Restiamo in casa Atlantic per ascoltarne la portabandiera, un'artista che non ha bisogno di cantare in lingue diverse dall'inglese (facendo quindi tesoro di un insegnamento di Ray Charles, che un giorno si rifiutò di incidere in italiano una serie di suoi successi perchè impossibilitato a trasmettere qualcosa di bello agli ascoltatori - "Devo capire ciò che canto", aveva detto The Genius -) per farsi apprezzare. Stiamo parlando di Aretha Franklin, la quale continua a collezionare successi su successi: è il turno di un motivo che si rifà a una filastrocca della tradizione popolare statunitense, The house that Jack built.
Claude François, bellimbusto transalpino dalle probabili scelte sessuali ambigue (quasi sicura causa della propria prematura scomparsa, alla fine degli anni '70, laddove si parla di folgorazione causata da un asciugacapelli toccato con le mani umide, notizia inventata per far tacere i benpensanti), è reduce da un tour promozionale italiano ben organizzato dalla sua casa discografica e contrassegnato da una serie di incisioni nella nostra lingua, come Prendi, prendi, ossia l'inglese Bend me, shape me !, che a giorni uscirà pure nella versione di Gianni Morandi:
Svagato, melanconico... si direbbe che vive sulle nuvole. Così Luciano Giacotto, nel bellissimo libro illustrato Voci e complessi musicali pubblicato nel 1967 per l'Istituto Geografico De Agostini, definisce Donovan, ossia l'introverso menestrello scozzese che da anni ottiene unanimi consensi al di qua e al di là della Manica con le sue ballate d'atmosfera. Questa è la nuovissima Lalena:
Parlando poc'anzi dei Beach Boys, non abbiamo potuto fare a meno di sottolineare la freschezza dei loro impasti vocali, più volte ripresi da altre formazioni (come l'Equipe 84 in un brano dal titolo Nella terra dei sogni):
In estate Per voi giovani aveva diffuso la prima versione di una sorta di rudimentale rap dal titolo Here comes the judge, interpretato da Pigmeat Markham. Nel frattempo sono uscite altre versioni del medesimo brano: questa proviene dalla premiata casa Tamla Motown di Detroit e la esegue lo sfortunato (annegherà l'estate dopo durante una gita in barca sul fiume Detroit) Shorty Long:
Altra grande voce afroamericana dall'altrettanto grande tradizione: Etta James, che canta You got it:
Anche Per voi giovani alimenta l'attesa per la performance di Shirley Bassey, programmata per domenica sera (ricordiamo che il 2 novembre, sabato, la RAI non manda in onda musica leggera, anticipando o posticipando quindi le apposite trasmissioni) in Canzonissima, con un altro brano inciso in lingua italiana dalla bravissima cantante afro-britannica, E' giorno:
Restiamo in Inghilterra con l'interprete che, assieme a Tom Jones, rappresenta un po' la faccia canora tradizionale del Regno Unito, laddove le esperienze pop-rock ivi maturate si fanno sempre più evolutive: intendiamo parlare cioè di Engelbert Humperdinck, il quale lancia un motivo molto classico e orecchiabile, Les byciclettes de Belsize, ripreso subito in Italia dapprima da Gianni Pettenati e poi da un'esordiente, una toscanaccia appena quindicenne di cui sentiremo prestissimo parlare, una certa Nada Malànima:
Spazio ora a the Godfather of Soul, Mr. James Brown (in Licking stick, licking stick):
Il personaggio emergente è un tormentato giovane di Seattle, che nella chitarra (e purtroppo negli eccessi, che fra due anni gli costeranno carissimi) trova l'ideale, principale valvola di sfogo. Il suo nome è Jimi Hendrix e le sue interpretazioni, cariche di rabbia e di dolore, entreranno ben presto e di diritto nella storia della musica rock di tutti i tempi. In Per voi giovani del 1° novembre 1968 passa All along the watchtower:
Altro artista strappato dal destino alla vita e all'arte è Otis Redding. Di lui ci si accorge, almeno da noi, sull'onda emotiva di quanto tragicamente accaduto circa undici mesi prima, e i suoi dischi vengono pubblicati in virtù delle numerose richieste giunte negli uffici della RI-FI di Corso Buenos Aires a Milano, la compagnia discografica allora concessionaria per l'Italia del catalogo Atlantic: è il momento di Hard to handle:
Rain and tears, forse il caso dell'anno, ossia un successo discografico costruito da tre ragazzi greci che, anche per non avere noie con i divieti imposti dai Colonnelli, si dividono tra Parigi e Londra (gli Aphrodite's Child), si avvale di versioni in varie lingue. In italiano la incidono, in ordine di tempo, Dalida, un giovane e non ancora popolare Franco Battiato e soprattutto un complesso milanese sotto contratto con la Ricordi, nelle cui file operano il chitarrista Alberto Radius (che sostituisce il collega Franco Mussida, attualmente artigliere), il batterista Franz Di Cioccio, il pianista e organista Flavio Premoli e il bassista Giorgio Piazza: si chiamano Quelli, ma fra poco, con il rientro di Francone dal servizio di leva e il passaggio di Radius alla neonata Formula Tre sponsorizzata da Mogol e Lucio Battisti, si trasformeranno in Premiata Forneria Marconi... e la musica, davvero, cambierà !
Un'occhiata alle nuove uscite della bubblegum music, che piace tanto agli undicenni nordamericani: Chewy chewy, eseguita dagli Ohio Express.
Per finire la puntata, Per voi giovani propone un suggestivo brano strumentale, ossia la colonna sonora, scritta da Burt Bacharach, del film Alfie, nell'interpretazione di un certo Eivets Rednow... che poi è Stevie Wonder, il quale ha fatto in modo che venissero letti al contrario nome e cognome d'arte per garantire un pizzico di relativo anonimato:
Ed ora soffermiamoci un po' sul Terzo Programma, indispensabile nettare di cui bere e nutrirsi quando si ha voglia e curiosità di sapere e imparare o comunque, se si ha già in dotazione un insieme di conoscenze, si sente la necessità di approfondire e/o aggiornare queste ultime.
Nel pomeriggio viene mandata in onda una conversazione dell'allora presidente della Società Psicanalitica Italiana, il grande studioso ligure Emilio Servadio, il quale, anche per effetto del recente boom delle teorie freudiane, viene incontro ai tanti che si pongono un quesito non indifferente: quando Sigmund Freud soffrì a lungo (esattamente negli ultimi anni del secolo XIX) di psiconevrosi, le teorie da lui elaborate risultarono per caso contorte ?
Non abbiamo, purtroppo, la registrazione di quell'intervento, nè possiamo leggerne il testo stenografico (anche perchè, nel 1968, la pubblicazione dei Quaderni Trimestrali del Terzo Programma, naturalmente per i tipi della ERI - Edizioni RAI, venne temporaneamente sospesa). In compenso siamo in grado di fornire un punto di vista ancor più autorevole, quello di Ernest Jones, ossia il discepolo inglese del grande medico austriaco, di cui analizzò compiutamente vita e opere in un ponderoso trattato la cui prima pubblicazione italiana, risalente all'inizio degli anni Sessanta, venne prefata proprio da Servadio:
"Vi sono ampie prove che per una decina d'anni - dal 1890 al 1900 circa - Freud soffrì di una psiconevrosi abbastanza notevole. I suoi cultori potrebbero essere tentati di dipingerla nelle tinte più fosche, onde esaltare come una guarigione il fatto che Freud abbia raggiunto il dominio di se stesso con l'aiuto dello straordinario strumento da lui stesso forgiato. Del resto è inutile esagerare, perchè la grandezza dei suoi risultati risalta da sola. Dopo tutto, Freud fu sempre Freud anche nei momenti peggiori.(...) Ciononostante, le sue sofferenze furono talora molto intense, e solo per brevi periodi, in quei dieci anni, la vita deve essergli sembrata degna di essere vissuta(...). Eppure fu proprio negli anni in cui la sua nevrosi raggiunse il culmine della gravità, tra il 1897 e il 1900, che il lavoro di Freud fu più originale(...). I sintomi nevrotici devono aver costituito una delle vie per le quali il materiale inconscio cercava indirettamente di emergere, e senza questa spinta è dubbio che Freud avrebbe fatto il cammino che fece. E' un modo faticoso di raggiungere quel regno misterioso, ma è l'unico".
(ERNEST JONES, Vita e opere di Freud, vol. 1 - Gli anni della formazione e delle grandi scoperte, traduzione di Arnaldo Novelletto e Margherita Cerletti Novelletto, Il Saggiatore, 1962, pagg. 368 - 369).
Il signore ritratto nella foto sopra, sorpreso dall'obiettivo della nostra fotocamera digitale in veste di attento spettatore di un incontro culturale tenutosi recentissimamente a Chivasso, nel Torinese, si chiama Claudio Gorlier, uno tra i più importanti studiosi italiani di letteratura anglo - americana, disciplina che da decenni egli insegna presso l'ateneo del capoluogo piemontese. Nel 1968, già affermato esperto del settore, non manca di curare alcune schede per un rotocalco culturale del Terzo Programma radiofonico, Piccolo pianeta. La sera di quel 1° novembre, l'argomento trattato da alcuni esperti è lo stato della letteratura nei vari Paesi del mondo, specialmente alla luce dei fermenti sociali degli ultimi tempi, con le inevitabili ripercussioni sulla cultura e sul modo di concepire poesia e narrativa. Oltre a Gorlier, ovviamente impegnato a commentare e analizzare i nuovi scrittori statunitensi dal piglio anticonformista, intervengono Angela Bianchini, che lascia per un attimo in disparte i romanzi d'appendice (ai quali dedicherà dapprima un libro e successivamente un bel ciclo televisivo nell'ambito della seguitissima serie enciclopedica Sapere, di cui sicuramente parleremo presto in uno dei post TV attualmente in preparazione) per occuparsi delle voci sia del regime castrista che dell'opposizione a quest'ultimo, Giancarlo Vigorelli (sì, proprio colui il quale alternava divagazioni letterarie a riflessioni sulla cronaca bianca nella rubrica Radar pubblicata dal Radiocorriere a metà anni '50), intento ad analizzare gli effetti della contestazione sessantottesca italiana sui premi letterari, e Gabriele Baldini, marito di Natalia Ginzburg (che nel 1962 gli aveva dedicato un piacevole e a tratti anche divertente racconto dal titolo Lui ed io) ma soprattutto collega romano di Gorlier essendo anch'egli docente di Letteratura Inglese (infatti il tema della sua conversazione è la fine della swingin' London e del movimento degli arrabbiati, il cui punto più alto era stato toccato sempre negli anni '50 con Ricorda con rabbia, dramma di John Osborne).
Dopo il rotocalco letterario, i programmi del Terzo proseguono con l'immancabile, attesissimo Concerto di ogni sera, che spesso è dedicato a partiture più impegnative... ma spesso non vuol certo dire sempre. Si vuole celebrare infatti il settantacinquesimo anniversario della morte di Piòtr Ilic Ciaikowski con quello che fu praticamente il suo testamento artistico, la Sinfonia n.6, nota come Patetica (sottotitolo creato dal fratello del musicista scomparso). L'edizione prescelta risale a circa quattro anni prima, un'incisione della Deutsche Grammophon affidata ai Filarmonici di Berlino diretti da quello straordinario animale da bacchetta che risponde al nome di Herbert Von Karajan. Per entrare in un clima più consono, mentre ci godiamo insieme i quattro movimenti (il primo dei quali è stato opportunamente diviso in due parti, superando abbondantemente il quarto d'ora di durata), ci affidiamo alla penna di Friedrich Herzfeld, curatore delle note di presentazione del retrocopertina del relativo vinile (non essendo state queste allora tradotte in italiano, ma solo in inglese e francese - accanto, ovviamente, all'originale in tedesco - , ci proviamo per l'occasione noi stessi):
"La sesta e ultima sinfonia di Ciaikovski è un'eccezionale opera che racchiude più stili in uno. Per la sua struttura formale essa si distingue dal modello convenzionale che era stato generalmente seguito dai compositori di musica sinfonica. Il primo movimento consta di due parti, una misurata, ampia Introduzione...
...e un effervescente Allegro.
Il secondo movimento non è un Andante o un Adagio, bensì un elegante Grazioso in tempo 5/4.
Il terzo movimento non è uno Scherzo con Trio in tempo di 3/4, ma una Marcia, i cui fluttuanti temi sono modellati all'interno di una torre di impetuosa verve.
Infine, l'ultimo movimento non è il consueto Rondò con un andamento gaiamente concepito a tempo di danza ma un veemente Adagio lamentoso che sembra singhiozzare nella desolazione, e alla fine declina senza ritrovare sollievo.
In questa Sinfonia, come accade spesso nelle opere di Ciaikovski, si coglie un misto di amaro dolore e di dolcezza, di tristezza e di orientale furore, mentre il tutto è illuminato da un abbagliante virtuosismo. Ogni rigo della partitura mostra l'impronta di una confessione personale - un fatto che fu chiaramente sentito in occasione della prima esecuzione, che Ciaikovski stesso diresse. Interrogato sul più profondo significato di quest'opera, Ciaikovski rifiutò di rilasciare qualsiasi dichiarazione. Egli non era interessato alla musica a programma, e nulla per lui era più disgustoso di dover rivelare i propri intimi sentimenti e le proprie passioni, tranne che attraverso la mediazione della musica.
Comunque, non c'è il più trascurabile dubbio riguardo a quanto vi era nella mente di Ciaikovski al momento della composizione di quest'opera. La rottura tra lui e la sua amica e patronessa Nadeshda von Meck fu troppo per la sua natura sensibile. Pur avendo solo 53 anni, sentiva che la morte stava arrivando. Molti credono che egli abbia bevuto un bicchiere d'acqua del fiume Neva, infestata dal colera, cosa che portò alla propria morte nella piena consapevolezza delle tragiche conseguenze che sarebbero sicuramente sopraggiunte. Così la 6a Sinfonia fu certamente composta specificamente come il proprio canto del cigno, come ricordi di una vita in cui la gioia di una creazione artistica non avrebbe mai potuto attutire il dolore del fallimento come uomo. Questa è un'opera con un programma determinato dalla personale esperienza di una vita intera.
Non c'è alcuna sinfonia più straordinariamente efficace della Patetica (così chiamata dal fratello di Ciaikovski). Essa è dunque presente nel repertorio di quasi tutti i grandi direttori d'orchestra. Ciò accade precisamente perchè la Sinfonia è così frequentemente eseguita ed incisa, che si richiedono specialmente alti standard nella qualità delle esecuzioni. Tutte le espressioni di umori contrastanti devono essere fuse in un insieme perfettamente bilanciato Se un direttore intende realizzare un'ideale interpretazione della Patetica deve avere il massimo controllo dello spartito, legando insieme tutti i dettagli all'interno di un'esauriente idea dell'intera opera. Senza dubbio, ogni esecuzione ottiene un successo complessivamente superficiale, ma interpretare perfettamente la sinfonia è una delle sfide più insidiose con cui un direttore possa mai confrontarsi.
Naturalmente Herbert von Karajan non ha trascurato troppo la Patetica, poichè non c'è praticamente un altro direttore del nostro tempo al cui cospetto le porte di tutti i regni della musica europea possano aprirsi in maniera così solerte. L'abilità artistica di Karajan rende quest'ultimo capace di cogliere i corretti significati espressivi per ogni tipo di lavoro musicale. Il proprio agile sentimento per i colori orchestrali soft si manifesta costantemente nel proprio io durante lo sviluppo della partitura. Egli può richiedere, nel corso della propria interpretazione, lo splendore di una tavolozza orchestrale contenente un'infinità gamma di sfumature e misture di timbro. Non permette mai che una melodia dolcemente estatica cada nel sentimentalismo e che la disperazione cresca fino alla brutalità.
L'idea di Karajan sul terzo movimento differisce molto dalla consueta lettura. Arthur Nikisch rallentava notevolmente il tempo, per prepararsi a una trionfale esplosione al momento della ripresa finale del tema della Marcia. Karajan rende più vigoroso questo movimento. Egli non accumula l'energia necessaria per un'esplosione finale, ma permette che il brano assuma un andamento progressivamente sfrenato, come una tempesta degli elementi".
Terminiamo il nostro lungo viaggio tra i programmi radiofonici messi in onda quel lontano 1° novembre 1968 menzionando una delle trasmissioni proposte da Radio Monteceneri, emittente della Svizzera Italiana, che dedica uno spazio, sia pur breve, ai Gufi, forse la formazione cabarettistica più originale e raffinata mai nata nel nostro Paese. Tutti e quattro i componenti (Roberto Brivio, attore; Gianni Magni, mimo; Nanni Svampa, cantautore e ricercatore delle tradizioni popolari lombarde - anche fine traduttore in lingua milanese di Georges Brassens - ; Lino Patruno, polistrumentista - chitarrista, contrabbassista e pianista - jazz) hanno in dotazione classe, intelligenza e preparazione, elementi che consentono loro di sapersi amalgamare, con indovinate performances tra il serio e l'ironico, ma pure con mosse altrettanto intelligenti di protesta. Non è quindi un caso che il loro ultimo lavoro discografico e teatrale, intitolato Non spingete, scappiamo anche noi ! e incentrato su un deciso, dichiarato antimilitarismo, venga parzialmente trasmesso via radio dalla stazione elvetica, quasi in polemico contrasto con i tanti focolai di retorica patriottarda in agguato in quei giorni in RAI, in coincidenza con il cinquantenario di Vittorio Veneto, che si celebrerà in pompa magna, naturalmente, il 4 novembre:
Il punto di vista antimilitarista assume anche colori politici, come si evince facilmente dal testo di questa Canzone della libertà:
Tristezza, amarezza e compassione per la propria condizione di soldati emergono in una commovente Ave Maria che ovviamente la RAI censura perchè assolutamente non conforme alle ideologie cattolico - militariste regnanti tra i dirigenti dell'emittente italiana: pertanto è una fortuna che Monteceneri proponga questo gioiello, forse la più struggente preghiera pacifista che sia stata mai messa in musica (in questo caso da Lino Patruno, mentre le parole sono di un fine intellettuale milanese, Luigi Lunari):
Termina così il nostro doppio post sulle proposte radiofoniche del 1° novembre 1968: c'era moltissima carne al fuoco, ne conveniamo, e abbiamo fatto di tutto perchè non ne rimanesse cruda neppure un pezzetto... sperando di avervi accontentati il più possibile, anche esplorando settori un po' più importanti (musica classica, psicanalisi e critica letteraria).
Ci vedremo, sempre su queste pagine web, tra poco tempo con l'intervento numero 199 della storia del Focolare: siamo quindi prontissimi a tagliare il traguardo dei 200 aggiornamenti e quando lo faremo speriamo di essere in grado di comunicarvi ufficialmente la realizzazione di quel certo progetto di cui stiamo parlando molto spesso in questo periodo.
Buona notte e... a presto ! ! !
CBNeas
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Notare la replica anticipata al venerdì per Gran Varietà, dato che sabato era il 2 novembre.
Posta un commento